Italiane rapite: soluzione in Burkina Faso? "Vi aiuteremo"

OUAGADOUGOU, 28 OTT – Colpi di scena non ce ne sono stati. E non ce ne potevano essere. Ma per Maria Sandra Mariani, rapita nel sud dell'Algeria il 2 febbraio, e per Rossella Urru, sequestrata nella stessa zona il 23 ottobre, la liberazione potrebbe essere piu' vicina.

L'uomo in grado di far riemergere le due italiane dalle dune desertiche del nord del Mali, dove probabilmente sono prigioniere, e' il presidente del Burkina Faso, Blaise Compaore', chiamato in causa da Margherita Boniver, inviato del ministro degli Esteri Franco Frattini per le emergenze umanitarie, che oggi a Ouagadougou ha avuto con lui un lungo colloquio.

Famoso dal Niger alla Mauritania, dal Mali alla Costa D'Avorio, per la ''leggendaria storia di mediazione personale'' – come l'ha definita Boniver – Campaore viene ritenuto capace, grazie anche ai 24 anni ininterrotti di potere, di trovare canali giusti presso governi amici. Il presidente ha dato il suo ''completo appoggio'' alla ''richiesta di aiuto'' italiana per il rilascio dei due ostaggi. Gli ''eccellenti rapporti bilaterali'', sottolinea Boniver, sono di buon auspicio, come pure la ''massima collaborazione'' assicurata ieri a Bamako all'inviato di Frattini dalla premier maliana Cisse' Mariam Kaidama Sidibe'.

D'altra parte il presidente burkinabe' ha gia' dato prova di di essere ''utilissimo'' per la soluzione di molti casi, tra i quali il sequestro di Sergio Cicala e della moglie Philomene Kabore (cittadina del Burkina Faso): rapiti in Mauritania nel dicembre 2009, sono stati liberati nell'aprile 2010, un mese dopo la visita di Boniver a Ouagadougou.

Le circostanze e i tempi dei due ultimi rapimenti sono pero' molto diversi. A complicare il caso Urru, cooperante di 27 anni che lavorava in un campo profughi del Sahara occidentale, il fatto che per la prima volta – secondo i rappresentanti dell'autoproclamata Repubblica Araba Saharaoui democratica – si sono spinti nel campo rapitori che farebbero capo alla branca algerina dell'Aqmi (al Qaida nel Maghreb), e sarebbero vicini al gruppo di Hakim Ould Mohamed M'Barek, arrestato a Bamako nel 2008.

Ma se la lunghezza del sequestro Mariani ha consentito gia' di aprire qualche canale, nei pochissimi giorni trascorsi dalla scomparsa di Urru, nessuno si e' ancora fatto vivo per una rivendicazione. La responsabilita' e' genericamente attribuita all'Aqmi. Ma sotto questa sigla si nascondono gruppi vari, criminali organizzati e bande armate che operano nella fascia desertica saheliana. Zone dove il controllo dei governi centrali e' minimo o nullo e dove, come nel nord del Mali, la guerra di Libia ha peggiorato la situazione. Sono decine di migliaia, secondo fonti locali, i mercenari dell'Africa subsahariana che hanno combattuto a fianco di Gheddafi e che, dopo la morte del colonnello, sono tornati in Mali e nei Paesi vicini portandosi dietro armi leggere e pesanti. Il business del rapimento dei cittadini occidentali, gia' in crescita negli ultimi tre anni, e' destinato a salire.

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