Italiani arruolati dalla Jihad: vanno, si addestrano e tornano

Italiani arruolati dalla Jihad: vanno, si addestrano e tornano
La bandiera dell’Isis, lo Stato Islamico in Iraq e Siria

ROMA – Vengono arruolati dalla Jihad su internet, vanno nei Paesi musulmani, si addestrano a combattere e tornano nel Paese occidentale di origine per colpire “gli infedeli. Li chiamano jihadisti “di ritorno”.

Quelli italiani che si addestrano e combattono nei Paesi musulmani sono 40, oltre 20mila tutti i miliziani islamici reclutati in 83 Paesi.

Hanno tra i 16 e i 28 anni, sono soprattutto maschi (ma un 16% di loro è femmina, dicono le stime delle intelligence), musulmani o cattolici convertiti all’Islam, nati e cresciuti in grandi centri urbani. Spesso sono immigrati di seconda o terza generazione, poco integrati nella comunità e soprattutto nel Paese di adozione. Parlano inglese e su internet trovano quella che ritengono una risposta a loro insoddisfazioni, al “mal de vivre” o ad una spinta idealista. Via twitter o facebook vengono “arruolati” dai predicatori dell‘Islam.

Vanno in Oriente ad arruolarsi, poi spesso tornano nel proprio Paese, come il franco-algerino, Mohamed Merah, passato per i campi di addestramento in Pakistan e Afghanistan, e autore, nel 2012, di due attentati a Tolosa e Montauban. Altre volte, invece, restano a combattere nel Paese di arrivo. Come il genovese Ibrahim Giuliano Delnovo, ucciso mentre combatteva ad Aleppo con la “Brigata dei Difensori e dei Migranti” guidata dal ceceno Abu Omar.

Se sono jihadisti di ritorno per i Paesi europei e gli Stati Uniti o la Russia, ma anche per tutti quei Paesi che non praticano l’Islam in modo fondamentalista e sunnita, il rischio di un attentato è dietro l’angolo. Per questo adesso, soprattutto dopo la decisione di fornire armi ai peshmerga curdi che combattono l’Isis in Iraq, l’Italia è più che mai nel mirino della jihad e l’allerta terrorismo è altissimo.

In questa guerra tra religioni e tra Islam diversi combattono oltre ventimila occidentali: la maggior parte arriva dalla Federazione Russa (800), dalla Francia (700), dal Regno Unito (400) e dalla Germania (270), ma anche da Stati Uniti (70), Canada (30), Italia (40). E ovviamente dai Paesi musulmani, come la Tunisia (3mila), il Marocco (800), l’Arabia Saudita (2.500).

I conti sono presto fatti: un terzo dell’esercito jihadista, lo stesso che ha ucciso il giornalista americano James Foley e che probabilmente tiene in ostaggio le due operatrici umanitarie italiane Vanessa Marzullo e Greta Ramelli, arriva dall’Occidente. Potrebbe anche essere il nostro vecchio vicino di casa. E se per combatterli e ucciderli i raid aerei possono bastare, per sradicarli serve molto di più.

 

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