Il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman ha “autorizzato” un’operazione per “catturare o uccidere” il giornalista dissidente Jamal Khashoggi.
Aggiornamento ore 20:30
Il rapporto Usa sull’omicidio di Khashoggi e le accuse a Mohammed bin Salman
Il rapporto dell’intelligence Usa sull’assassinio del giornalista del Washington Post è netto. L’amministrazione Biden lo ha diffuso oggi, venerdì 26 febbraio, dopo averlo declassificato.
Secondo il rapporto il principe ereditario saudita bin Salman vedeva il giornalista dissidente Khashoggi come una minaccia al regno e sostenne ampiamente l’uso della violenza se necessario per metterlo a tacere.
Le altre persone coinvolte nell’omicidio di Khashoggi
Il rapporto dell’intelligence Usa elenca 21 persone che gli 007 americani ritengono con “alta fiducia” complici o responsabili per la morte del giornalista dissidente per conto del principe ereditario saudita Mohammed bin Salman.
Nel rapporto l’intelligence Usa ha “un’alta convinzione” sulle responsabilità degli individui coinvolti nella morte del giornalista dissidente Jamal Khashoggi ma non è in grado di dire se conoscessero in anticipo che l’operazione si sarebbe conclusa con la sua uccisione.
Gli Usa varano il ‘Khashoggi ban’ contro chi persegue i dissidenti
Il Dipartimento di Stato statunitense ha varato la cosiddetta ‘Khashoggi policy’ o ‘Khashoggi ban’ per punire tutte le persone che, agendo in nome di un governo, si pensa abbiano direttamente partecipato o partecipino in attività contro i dissidenti “gravi e di natura extraterritoriale”.
L’amministrazione Usa avrebbe già identificato 76 persone che potrebbero essere sanzionate. Tra le misure il ritiro o la restrizione dei visti.
Il principe saudita bin Salman non sarà colpito da sanzioni Usa. Il Tesoro americano si appresta invece a varare sanzioni sul generale saudita Ahmed al-Asiri, ex vice responsabile dei servizi di intelligence di Riad, per l’assassinio Khashoggi. Sanzioni anche per la Saudi Rapid Intervention Force coinvolta nell’omicidio.
Alcune fonti dell’amministrazione Usa citate dai media spiegano che la decisione di non colpire direttamente il principe ereditario saudita rispecchia la volontà della Casa Bianca di non mettere “a rischio estremo” le relazioni con un alleato cruciale come l’Arabia Saudita.
Dunque, un riequilibrio dei rapporti ma non una rottura con Riad, con i rapporti con il principe ereditario che continueranno “ai livelli appropriati”. “La nostra intenzione è di ricalibrare le relazioni con il governo dell’Arabia Saudita a tutti i livelli”, ha anche detto la portavoce della Casa Bianca Jen Psaki.