Jeffrey Epstein inchiesta AP: morì in carcere e fu suicidio, dava segni di squilibrio ma lo lasciarono solo

Jeffrey Epstein inchiesta AP: morì in carcere e fu suicidio, dava segni di squilibrio ma i guardiani lo lasciarono solo, chiusa la prigione

di Maria Vittoria Prest
Pubblicato il 25 Giugno 2023 - 13:09 OLTRE 6 MESI FA
Jeffrey Epstein inchiesta AP: morì in carcere e fu suicidio, dava segni di squilibrio ma lo lasciarono solo

Jeffrey Epstein inchiesta AP: morì in carcere e fu suicidio, dava segni di squilibrio ma lo lasciarono solo

Jeffrey Epstein, nuovi dettagli sulla sua morte sono rivelati da documenti ottenuti dall agenzia di stampa americana AP, Associated Press.

Era il 10 agosto 2019 quando Epstein morì suicida al Metropolitan Correctional Center.

L’ Associated Press (AP) ha ottenuto oltre 4.000 pagine di documenti relativi alla sua morte in base alla legge sulla libertà di informazione. È una documentazione che racconta la storia sanitaria del miliardario e quella psicologica. Mail, memo e altri documenti, tutti interni al Bureau of Prisons, l’agenzia del Ministero della Giustizia che si occupa del mondo carcerario degli Stati Uniti.

Dalla lettura del materiale emergono due questioni, entrambe importanti.

La prima riguarda le teorie cospiratrici di chi ha sempre pensato ad un omicidio su commissione. Teorie che non trovano riscontro nell’analisi della documentazione in possesso dell’AP. La seconda fa emergere un quadro desolato di inefficienze, carenze di personale, mancanza di professionalità degli addetti del Metropolitan che hanno contribuito a rendere possibile il suicidio di Epstein.

Nelle settimane prima della morte, Jeffrey, aveva dato chiari segni di sofferenza psichica e di incapacità ad adattarsi al regime carcerario dopo l’arresto avvenuto a luglio 2019. Si fa riferimento anche ad un precedente tentativo di suicidio negato dall’uomo e sottovalutato dai responsabili della struttura.

Dopo la morte di Epstein, il Metropolitan Correctional Center di New York ha dato risposte confuse su quanto accaduto, sui controlli che, com’è evidente, non erano avvenuti, sulla sottovalutazione del pericolo, sulla mancata informazione del suicidio dell’uomo ai procuratori che seguivano il caso.

L’inchiesta di AP ha dunque svelato come la morte di Epstein, in carcere con l’accusa di abusi sessuali e traffico internazionale di minorenni a scopi sessuali, è stata determinata non soltanto dalle condizioni psichiche del detenuto ma anche da carenze gravi dell’Istituzione che ne aveva la responsabilità e che riguardano l’organizzazione nel complesso e gli uomini che lo avevano in custodia.

Il Dipartimento di Giustizia ha chiuso il carcere dove si trovava il miliardario, il Metropolitan Correctional Center di New York, per motivi strutturali, dicono.

Il lavoro dell’AP ha anche evidenziato gravi carenze funzionali del Bureau of Prisons che è la più grande agenzia del Dipartimento di Giustizia: oltre 30.000 dipendenti, 158.000 detenuti e un budget annuale di $8 miliardi.

Martin Weinberg, avvocato di Epstein, ha stigmatizzato nel corso di una intervista non solo le condizioni di detenzione definite medievali e che nessun imputato dovrebbe subire, ma anche che si sia dovuti arrivare alla tragica fine dell’uomo per convincere il Bureau of Prisons a chiudere un centro carcerario così compromesso nella sua capacità ad assolvere i compiti che gli erano stati demandati.

Epstein è stato lasciato solo nonostante i chiari segni di disagio psichico. Gli operatori che dovevano sorvegliarlo hanno mentito sui controlli. Un concatenarsi di superficialità e sciatteria, dunque, che ha certamente contribuito alla fine del detenuto.