Julian Assange, niente estradizione negli Stati Uniti. I giudici britannici hanno respinto la richiesta degli Usa. I giudici americani vorrebbero processare Assange per spionaggio e pirateria.
Assange, niente estradizione per rischio suicidio
Aggiornamento ore 12.40. Niente estradizione negli Usa per Julian Assange e rilascio dal carcere per evitare rischi di suicidio. Lo ha stabilito la giudice distrettuale britannica Vanessa Baraister nel verdetto letto nella sede della corte londinese di Old Baileys e accolto dalle lacrime di Stella Morris, compagna dell’attivista australiano, e dal suo abbraccio in aula con Kristinn Hrafnsson, attuale direttore di WikiLeaks.
Baraister si è detta persuasa della “buona fede” degli inquirenti americani. E ha respinto le contestazioni della difesa contro i timori di un processo iniquo Oltreoceano. Ma ha negato comunque l’estradizione. Definendo insufficienti le garanzie date dalle autorità di Washington a tutela dal pericolo di un eventuale tentativo di suicidio del fondatore di WikiLeaks.
“Stabilisco che l’estradizione sarebbe troppo oppressiva per ragioni di salute mentale e ordino il suo rilascio”, ha concluso la giudice. Per ora Assange resta in custodia in attesa dell’indicazione – in giornata – di una cauzione sulla base della quale potrà essere scarcerato nelle prossime ore, in modo da aspettare l’esito dei possibili ricorsi da libero cittadino.
Assange, niente estradizione: cosa rischia negli Usa
Assange, fondatore australiano di WikiLeaks, è accusato di spionaggio e pirateria. Per aver contribuito a svelare file riservati americani relativi fra l’altro a crimini di guerra in Afghanistan e Iraq. A emettere il verdetto, a sorpresa rispetto alle attese, è stata la giudice Vanessa Baraister.
Assange, che negli Usa rischiava una condanna a 175 anni, sarebbe a rischio di suicidio, ha decretato la giudice. Washington potrà fare appello. (Fonti: Ansa e Guardian)