Keiichiro Kimura L'Uomo Tigre Keiichiro Kimura L'Uomo Tigre

Keiichiro Kimura è morto, addio al “papà” de L’Uomo Tigre

Keiichiro Kimura L'Uomo Tigre
Keiichiro Kimura è morto, addio al “papà” de L’Uomo Tigre

ROMA – È morto a causa di un infarto Keiichiro Kimura, regista giapponese di animazione e creatore di numerosi cartoni animati mitici degli anni 80. È stato infatti character designer di “Cyborg 009”, “L’uomo tigre”, passando per “Mimì e la nazionale di pallavolo”, “Trider G7”, “Sam ragazzo del West”, “Sally la maga”. Aveva 80 anni ed aveva iniziato a lavorare alla mitica Toei Animation nel 1961. È proprio l'”Uomo Tigre” l’anime che renderà famoso Kimura.

È stato il figlio Takahiro ad annunciare la morte del padre, uno degli illustratori più famosi in tutto il mondo. Lo ha fatto lunedì 22 ottobre sul suo account Twitter e ha espresso il suo eterno rispetto per i lavori che ha svolto il padre durante la sua lunga carriera. ”Mio padre vivrà sempre nella mia anima”, ha spiegato il figlio nel suo saluto social. 

L’Uomo Tigre venne pubblicato in Giappone dal 1968 al 1971 dalla casa editrice Kōdansha e in Italia è stato portato da Planet Manga. Anime di grossa portata, L’Uomo Tigre, il campione è l’unica opera che vede impegnato Keiichiro Kimura come character design e supervisore dell’animazione. Il tratto personalissimo, che renderà famoso sia l’anime che lo stesso Kimura, che non trova corrispettivi in nessun autore precedente, risulta ideale per rendere al meglio la forza, la potenza e talvolta la cruenza dei duelli affrontati da Naoto Date. 

Ogni gesto viene riprodotto su schermo in modo inverosimile, per specifica richiesta di Kimura che chiese ai suoi animatori di “immaginare il ring grande quanto un campo da calcio” giustificando le lunghe corse che precedono un salto o un drammatico colpo. La linea grafica di Kimura è stata influenzata, per sua ammissione dai lavori di Bob Peck, illustratore di Hollywood e da Yasuo Otsuka, che sgrezzò la tecnica di Kimura quando questi era impegnato come intercalatore (doveva, cioè, realizzare tanti disegni di soggetti in movimento per uniformare il tratto dei disegnatori) ma resta comunque difficile riconoscere tali influenze, giacché rielaborate in modo molto personale.
 

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