Kenya, genocidio di cristiani al campus. Jihadisti ne uccidono 150

di Redazione Blitz
Pubblicato il 2 Aprile 2015 - 20:39| Aggiornato il 3 Aprile 2015 OLTRE 6 MESI FA
Kenya, genocidio di cristiani al campus. Jihadisti ne uccidono 150

Kenya, genocidio di cristiani al campus. Jihadisti ne uccidono 150

NAIROBI – La mattanza è cominciata di mattina presto. Il commando è entrato armi in pugno nel campus dell’università Garissa, nel nord-est del Kenya. Prima gli aggressori hanno ucciso le due guardie, poi le esplosioni, poi sono iniziati a piovere i proiettili. Inferno di fuoco che è durato diversi minuti. Poi il commando è fuggito lasciando a terra un numero imprecisato di vittime: probabilmente 150.

All’inizio si parlava di 70 morti. Stima provvisoria e che purtroppo si è rivelata “ottimistica”. Le ultime informazioni che arrivano dal Kenya, infatti, dicono che i morti accertati sono già 147 e potrebbero essere più di 150. Quasi tutti cristiani. Perché di genocidio di cristiani trattasi. I terroristi, estremisti di al-shabaab hanno rivendicato l’azione: il regista è un kenyano, ex capo di una madrassa, una scuola teologica musulmana. Si chiama Mohamed Mohamud Kuno, conosciuto anche come Dulyadin e Gamadhere. Prima dell’insegnamento ha lavorato per una fondazione che si occupava di aiutare i musulmani più poveri nel mondo. Poi dal 1997 al 2000 ha diretto l’istituto Madrasa Najah a Garissa e successivamente si è unito alle Corti Islamiche in Somalia. Le sue posizioni si sono radicalizzate col passare degli anni fino a quando ha deciso di dedicarsi anima e corpo al terrorismo unendosi agli al Shabaab.

Con i jihadisti somali ha rivendicato l’attacco del 22 novembre 2014 contro un autobus nei pressi di Mandera – una cittadina al confine tra il Kenya e la Somalia – costato la vita a 28 passeggeri non musulmani, colpevoli secondo i miliziani di “non conoscere il Corano”. La polizia ha offerto una taglia di 220mila dollari a chiunque sia in grado di dare informazioni che portino al suo arresto. Ma al momento Mohamed Kuno è latitante.

Del terrorista si sono infatti perse le tracce dal dicembre dello scorso anno. Il quotidiano kenyano Daily Nation, che ne ha tracciato un profilo sul suo sito, ricorda che il jihadista è stato in passato uno dei leader del gruppo terrorista nella regione di Juba in Somalia e poi ha iniziato a dirigere le operazioni terroristiche degli al Shabaab in Kenya, utilizzando spesso membri della sua famiglia nei raid.

Giovedì 2 aprile i terroristi sono entrati nei dormitori degli studenti. Lì hanno sparato e hanno sequestrato. Facile immaginare una scena di rastrellamento in stile nazista. “Terminati” o sequestrati i cristiani, lasciati andare i musulmani. Che poi non serve neppure immaginare. Perché ci sono studenti sopravvissuti che confermano che è andata proprio così. Gli uomini (e si fatica a chiamarli così) di al shabaab, spiega Collins Wetangula, di una associazione studentesca: “Quando  sono arrivati nel dormitorio hanno iniziato a chiedere se eravamo cristiani o musulmani. Ai primi sparavano sul posto”. Un altro testimone della mattanza  ha raccontato alla Reuters che gli al shabaab “hanno liberato i musulmani, mentre hanno ucciso diversi cristiani. Altri cristiani, ha aggiunto l’uomo, sono ancora tenuti in ostaggio dagli insorti”.

Quanti studenti abbiano rapito i terroristi è ancora impossibile a dirsi. In mattinata si parlava di 550 studenti scomparsi. Nel corso della giornata la stima si è progressivamente ridimensionata e al momento si parla di 500 studenti ritrovati su 815. Contando gli almeno 70 morti, potrebbero essere in mano ai terroristi più di 200 ragazzi. Nel conflitto a fuoco di uomini del commando ne sono stati uccisi quattro.

(Foto Ap)