ROMA – L’elicottero di Kobe Bryant non poteva volare in condizioni di poca visibilità. Condizioni che, secondo le ultime ricostruzioni, avrebbero provocato la caduta dell’elicottero e la morte di Kobe Bryant, della figlia Gianna e di altre sette persone.
La Island Express Helicopters, l’azienda proprietaria del Sikorsky S-76B precipitato sulle colline di Calabasas, a Los Angeles, come raccontano i media americani in queste ore è certificata solo per operare secondo le regole del volo visivo, il che significa che i piloti devono essere in grado di vedere chiaramente all’esterno dell’aeromobile.
“Nessuna delle compagnie di charter locali – spiega Claudia Lowry, proprietaria del Gruppo 3 Aviation, un servizio di charter e scuola di volo con sede nello stesso aeroporto di Van Nuys di Island Express – ha la certificazione di volo strumentale, perché la certificazione significherebbe un aumento drastico della formazione, dell’attrezzatura e dei requisiti assicurativi. Persino gli elicotteri della polizia locale non ce l’hanno. Non ne vale la pena, non voliamo comunque in quel tipo di tempo. E il più delle volte il tempo è buono”.
Kobe Bryant: patto con la moglie, mai in elicottero insieme
Kobe Bryant e la moglie Vanessa avevano un patto: non avrebbero mai volato insieme su un elicottero. L’ex star dell’Nba, che ha perso la vita nello schianto in California con la figlia Gianna Maria e altre sette persone, voleva assicurarsi che se fosse successo qualcosa le sue bambine non sarebbero rimaste sole.
“Lui e Vanessa avevano un accordo”, ha svelato a People una fonte vicina alla famiglia Bryant. Precisando poi che Black Mamba voleva viaggiare solo con il pilota di fiducia Ara Zobayan, anche lui morto nell’incidente.
La scelta si spostarsi con l’elicottero risale agli anni in cui Kobe giocava con i Los Angeles Lakers: “Ero fermo nel traffico e ho perso una recita scolastica – racconto’ nel 2018 – Ho dovuto trovare un modo in cui potevo allenarmi e concentrarmi, ma senza compromettere il tempo con la mia famiglia”.
Fonte: Ansa, La Repubblica, People.