Kyrgyzystan, una cittadina racconta: "Sotto l'Urss si stava meglio. Ora moschee ovunque" Kyrgyzystan, una cittadina racconta: "Sotto l'Urss si stava meglio. Ora moschee ovunque"

Kyrgyzystan, una cittadina racconta: “Sotto l’Urss si stava meglio. Ora moschee ovunque”

Kyrgyzystan, una cittadina racconta: "Sotto l'Urss si stava meglio. Ora moschee ovunque"
Kyrgyzystan, una cittadina racconta: “Sotto l’Urss si stava meglio. Ora moschee ovunque”

MOSCA – “Durante il periodo sovietico ce la passavamo bene, non dovevamo preoccuparci del futuro” racconta nostalgicamente la 36enne Gulzat Akmatbekova, una guida turistica part-time di Bishek, in Kyrgyzstan. La Gulzat, spiega che quando c’era l’URSS (Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche), la vita era migliore: l’assistenza sanitaria era gratuita, così come gli alloggi, e trovare lavoro non era una missione praticamente impossibile.

Dopo la caduta dei Soviet nel 1991, oggi “è cambiato tutto in maniera drastica” e la preoccupazione maggiore della giovane donna è che, nel suo Paese d’origine, la minoranza musulmana prenda il sopravvento.

La stessa Sadie Whitelock, autrice dell’articolo per il Daily Mail, spiega di aver notato il gran numero di moschee presenti sul territorio: anche nelle aree più povere se ne trova almeno una e, secondo quanto riferito da una persona del luogo, il numero di moschee ha raggiunto quello delle scuole.

“Ai tempi dell’Unione Sovietica, la Russia controllava 15 Paesi, dove erano presenti numerose nazionalità e tradizioni. La religione era strettamente controllata, con al massimo una chiesa e una moschea per paese. Da qualche tempo, però, la religione musulmana ha preso il sopravvento. Certo, è un bene per la comunità far convivere insieme tutte queste persone, ma per quanto mi riguarda credo che stia peggiorando le cose.” Osserva la guida, sottolineando che lei stessa è musulmana, ma “posso testimoniare che questo tipo di religione non è basata sugli insegnamenti tradizionali, bensì su pensieri estremisti”.

Quando le viene chiesto chi finanzia le moschee, risponde esitando che i soldi vengono “da fuori”.
Come Gulzat, anche Nazira Rakhmetova è una musulmana, residente in Kazakistan: “Continuano a spuntare moschee ovunque. Credo che la religione sia male interpretata, ho l’impressione che i più potenti facciano un vero e proprio lavaggio del cervello ai più deboli”.

Il rovescio della medaglia di questa situazione, è che la fede musulmana ha decisamente aiutato a combattere la piaga dell’alcol che, tra il 1991 e il 2000, affliggeva il paese durante la depressione.
Prima del collasso, i lavoratori avevano alloggi gratuiti con annesse spa, dove potersi rilassare nel post-lavoro. Non è raro incontrare degli edifici somiglianti a veri e propri resort dove alloggiavano gli operai.

Con un improvviso e ritrovato entusiasmo nel tono di voce, Gulzat ha voglia di raccontare anche i privilegi dell’indipendenza: “Abbiamo attinto dagli altri popoli. Ora ci sono molti ristoranti cinesi e italiani; durante il periodo sovietico, invece, la dieta era strettamente controllata e non esistevano ristoranti occidentali” sorride scherzando la ragazza.

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