La crisi tra Turchia e Israele colpisce i turisti

Pubblicato il 5 Settembre 2011 - 19:02 OLTRE 6 MESI FA

TEL AVIV, 5 SET – Nel clima esasperato della crisi esplosa fra Turchia ed Israele a farne le spese sono adesso non solo i diplomatici dei due Paesi – costretti in questi giorni a fare le valige in tutta fretta – ma anche i semplici turisti.

Decine di escursionisti turchi in partenza la scorsa notte dall'aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv sono stati sottoposti, secondo la stampa turca, ad ispezioni minuziose, irritanti e in certi casi anche umilianti.

Oggi un analogo trattamento è stato inflitto, secondo il ministero degli esteri israeliano, a decine di turisti israeliani atterrati all'aeroporto Ataturk di Istanbul. Separati dagli altri passeggeri, sono stati sottoposti ad ispezioni e a bruschi interrogatori, e rilasciati infine dopo 90 sgradevoli minuti.

Proprio in questi giorni sulla stampa israeliana sono pubblicati vistosi annunci a pagamento dell'Ente turco del turismo. ''Come sempre – si legge – la Turchia vi dà il benvenuto''. L'annuncio mostra anche una famiglia sorridente ai bordi di una amena piscina dell'Antalia, dove è possibile trascorrere un fine settimana a prezzi molto più convenienti che non nello stesso Israele.

Ma l'era del turismo israeliano di massa in Turchia sembra appartenere al passato, almeno per i viaggiatori ebrei. L'incidente della Marmara – la nave passeggeri che nel maggio 2010 cercò di forzare il blocco navale israeliano a Gaza – ha avvelenato gravemente le relazioni.

Questa settimana, in seguito al rifiuto israeliano di scusarsi per la uccisione di nove passeggeri durante l'abbordaggio della nave, il premier Recep Tayyp Erdogan ha ordinato l'espulsione dell'ambasciatore di Israele.

Alla luce di un rapporto delle Nazioni Unite che accoglieva in parte le tesi israeliane pur criticando la risposta, il premier Benyamin Netanyahu ha ribadito di essere pronto ad esprimere rammarico per le vittime: ma ciò non è bastato a placare l'ira di Ankara.

Adesso in Israele molti cercano di buttare acqua sul fuoco, nella speranza di circoscrivere la crisi. In prima linea c'è l'establishment della Difesa, che continua ad annettere alla Turchia un'importanza primaria per la stabilità nella Regione.

''La Turchia non è un nostro nemico'' ha ricordato l'ex premier Ehud Olmert (Kadima) che nel 2008 aveva fra l'altro considerato una possibile mediazione turca fra Israele e Siria.

Da parte sua il Governatore della Banca di Israele Stanley Fisher ha avvertito che una rottura totale fra Israele e Turchia rischia di avere ripercussioni gravi per entrambi i Paesi.

Secondo il capo della Confindustria israeliana (e console onorario della Turchia in Israele) Shraga Brosh nel 2010 l'interscambio fra i due Paesi è stato di 3,5 miliardi di dollari ed è salito ulteriormente nella prima metà del 2011, malgrado le già forti tensioni politiche.

La Turchia è il sesto o il settimo partner commerciale di Israele. Nel mondo degli affari, secondo Brosh, c'è il desiderio comune che la burrasca passi al più presto.

Nel frattempo però fra gli uomini di affari serpeggia il nervosismo, e per il secondo giorno consecutivo la Borsa di Tel Aviv ha chiuso in un netto calo.