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Laboratorio Wuhan, “ci sono stato”. Ecco perché il coronavirus non è stato fabbricato lì

“Il virus non viene da lì”, parola di scienziato, anzi dell’unico italiano ad aver messo piede nel famigerato laboratorio di Wuhan. Plinio Innocenzi, professore ordinario dell’Università di Sassari e già Addetto Scientifico presso l’Ambasciata d’Italia a Pechino.

La scienza, forse mai bistrattata come ora dai secoli bui del Medioevo, lo ha già detto e ripetuto in tutte le salse: il Sars-CoV-2 ha un’origine naturale. Non c’entrano cioè esperimenti segreti, complotti o altro nella sua genesi ma solo un semplice, per quanto preoccupante, meccanismo naturale.

E a ribadirlo è ora uno scienziato sì, ma anche un qualcuno che ha toccato con mano e che parla per esperienza diretta. “Ho visitato personalmente il laboratorio di Wuhan durante il mio servizio in Cina presso l’Ambasciata d’Italia a Pechino in qualità di Addetto Scientifico”. L’ha scritto in un suo intervento su Business Insider Italia il professor Innocenzi.

“Sono forse l’unico italiano ad averlo visitato e posso testimoniare che non si tratta né di un laboratorio segreto, visto tra l’altro che è notissimo e ampiamente inserito in una rete di collaborazioni scientifiche internazionali, né di un laboratorio militare”.

“Si tratta di un laboratorio di ricerca dedicato allo studio dei virus costruito con tecnologie francesi in un’area potenzialmente a rischio per lo scoppio di epidemie virali”.

“Il laboratorio è dotato delle tecnologie più avanzate in grado di rispettare i massimi standard di sicurezza”. Il laboratorio in questione è infatti un BSL-4 (Bio Safety Laboratory di livello 4, il massimo possibile allo stato attuale delle nostre conoscenze scientifiche). Realizzato, oltretutto, non con tecnologia cinese ma con il know-how francese, cioè con metodi e standard di sicurezza che sono né più né meno quelli usati nelle strutture simili europee.

Le colonie di pipistrelli

Costruito con la collaborazione francese in quel luogo perché, come sa chi studia la materia e anche chi si è solo dedicato alla lettura di Spillover di David Quammen, in quella zona della Cina sono presenti moltissime colonie di pipistrelli della frutta e i pipistrelli sono una sorta di serbatoio naturale di virus.

Il laboratorio quindi, di fatto, è lì perché da lì si immaginava potessero arrivare nuove infezioni pericolose, e così è stato. E in quel laboratorio si studiano i virus proprio per cercare di non essere impreparati di fronte ai salti di specie, quando cioè un virus dagli animali passa a noi uomini.

Già a marzo era stato pubblicato su Nature uno studio secondo cui era “altamente improbabile” che il Sars-CoV-2 fosse il possibile risultato di una manipolazione.

A questo è poi seguita la pubblicazione su Lancet, una delle più prestigiose riviste di medicina, di una lettera firmata da 27 scienziati. Lettera di supporto ai colleghi cinesi in cui si respingeva la disinformazione con la quale veniva e viene riportata l’origine del virus riferendola al laboratorio di Wuhan.

Studi che però non hanno convinto complottisti, scettici e signor-so-tutto-io di ogni parte del mondo. Paradossalmente perché l’idea che il virus venga da un laboratorio è più rassicurante rispetto all’ipotesi di un’origine naturale.

Nel primo caso basta trovare il cattivo, ad esempio la Cina. Mentre nel secondo bisogna accettare l’idea che non siamo padroni unici di questo Pianeta. Non abbiamo il controllo di quel che accade intorno a noi.

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