ROMA – E’ stato arrestato il presunto “corvo” del Vaticano: è Franco Gabriele, aiutante di camera di Papa Benedetto XVI. E’ lui l’uomo accusato di avere diramato fuori dall’appartamento papale i documenti e le lettere riservate del Papa e del suo segretario Georg Gänswein. La notizia è rimbalzata su giornali e siti la mattina del 25 maggio 2012.
Solo a sera è arrivata la reazione del Papa: informato dell’arresto dell’aiutante di camera, ha fatto sapere una fonte vicina a Ratzinger, Benedetto XVI è ”addolorato e colpito”. La fonte sottolinea come ”si tratti di vicende dolorose” e come il Pontefice, ”consapevole della situazione” mostri ”partecipazione” e sia ”addolorato e colpito”.
L’indagine della Gendarmeria vaticana sulla diffusione di documenti segreti ”ha permesso di individuare una persona in possesso illecito di documenti riservati”. Così aveva dichiarato in mattinata padre Federico Lombardi, prima che “il corvo” venisse arrestato, spiegando che questa persona era “a disposizione della magistratura vaticana per ulteriori approfondimenti”. Tra i documenti rubati anche le lettere private di Dino Boffo a Papa Benedetto XVI, in cui l’ex direttore di Avvenire accusa Gian Maria Vian, direttore dell’Osservatore Romano, di aver partecipato per ordine di Tarcisio Bertone alla sua ‘cacciata’ dal quotidiano dei vescovi. Boffo non ha prove della sua teoria, ma sfoga nelle lettere le sue frustrazioni con padre Georg, segretario di Joseph Ratzinger.
Le lettere ed i documenti rubati sono poi stati pubblicati nel libro “Sua Santità” del giornalista di La7 Gianluigi Nuzzi, definito proprio per questo da Dino Boffo un “ricettatore“. Sebbene non sia stato lui a rubare i segreti documenti, per Boffo e il Vaticano non avrebbe dovuto comunque pubblicarli. Boffo ha dichiarato sulla vicenda: “Io sono beneficiato da questa operazione. Ma non ne sono felice, perché così si reca danno alla Chiesa. E io nella mia vita non ho lavorato per questo”. Mentre il Vaticano aveva annunciato la sua guerra: “Il Vaticano agirà legalmente affinché gli attori del furto, della ricettazione e della divulgazione di notizie segrete, nonché dell’uso anche commerciale di documenti privati, illegittimamente appresi e detenuti, rispondano dei loro atti davanti alla giustizia”.