Continua la ricostruzione della vicenda dei Legionari di Cristo. Per leggere la prima parte cliccare qui.
Nel loro comunicato di “mea culpa”, nel mese di marzo, i Legionari ricordano come la Congregazione per la dottrina della fede nel 2006 fosse arrivata “alla certezza morale sufficiente per imporre sanzioni canoniche gravi corrispondenti alle accuse fatte contro padre Maciel, tra le quali “spiccavano” atti di “abuso sessuale a danni di seminaristi minori”. Maciel tuttavia, per motivi di salute e a causa dell’età avanzata, non venne dimesso dallo stato clericale.
Dopo la sua morte, si venne a sapere che aveva avuto relazioni con più di una donna, da cui aveva avuto dei figli e, al tempo stesso aveva anche compiuto decine di abusi sessuali su minori. Un doppio scandalo dunque, per un Movimento ultraortodosso, quello al quale Maciel apparteneva e che aveva fondato ancora ventenne, che predica e in generale pratica la povertà e la castità: una colpa che si va ad aggiungere agli atti di pedofilia, in un doppio binario di perversione e falsità.
“Tutto era peccato” per i Legionari. Oltre a restare poveri e casti, i Legionari di Cristo, avevano anche un altro obbligo, quello di conservare il segreto sulle condizioni fisiche e mentali di Maciel, secondo quanto viene duramente riportato da un Legionario in un libro dello scrittore Fernando González: “Niente era considerato virtù più grande della purezza. Eravamo ragazzi sani ma la purezza era inculcata a tal punto nel nostro cervello che ne facemmo una fissazione. Tutto per noi era peccato. Persino una Vergine in un dipinto che abbraccia il suo bambino era un peccato, era aberrante…”. La dipendenza dei Legionari da Maciel era totale e totalizzante. Le regole del fondatore erano centinaia, minuziose e perfette. Una pressione costante sulle coscienze, ma anche un controllo continuo su ogni istante della vita quotidiana dei legionari: norme che andavano dal modo in cui sedersi a tavola, a come usare il tovagliolo, persino a come deglutire. Il “prontuario” per l’esame di coscienza alla fine di una giornata era di 332 pagine, con migliaia di domande.
La Congregazione dei Legionari di Cristo, va ricordato, era molto cara a Papa Giovanni Paolo II, che la considerava una schiera di giovani entusiasti e difensori di quell’ortodossia che invece di nascosto era violata proprio da chi l’aveva imposta.
L’”impero”. Diffusa in una ventina di paesi, fra cui Italia, Messico, Cile, Brasile, Argentina, Usa, Canada, Svizzera, Irlanda, Austria, Colombia, Spagna e Venezuela, la Congregazione possiede oltre 600 centri educativi, tra cui diverse università private. I Legionari hanno fondato e controllano vari movimenti laici, il più antico e famoso dei quali è il Regnum Christi: un impero transnazionale, che in Messico si è guadagnato il nomignolo di “Millonarios de Cristo”, la congregazione vanta circa 800 sacerdoti, 2.500 seminaristi e 65mila membri laici.
La ricchezza dei Legionari apre un altro capitolo, finora inesplorato e forse inesplorabile, quello della cupidigia che può avere scatenato in altri ordini religiosi ai quali lo sciogliemento della Congregazione potrebbe apportare significativi benefici terreni. Giova ricordare che la simonia (acquisto e vendita di cose spirituali) è un peccato che Gesu Cristo per primo stigmatizzò. Nella storia recente della Chiesa c’è un precedente, quando fu prospettata la possibilità di smantellare l’Ordine dei cavalieri di Malta, vanificata da Pio XII.
L’intervento di Giovanni Paolo II e di papa Ratzinger. Quando iniziarono a diffondersi le voci sulle molestie commesse da Maciel, le accuse vennero esaminate con cura da Papa Wojtyla, che secondo alcuni pensò si trattasse di bugie volte a gettare fango sulla Chiesa. Giovanni Paolo II, inoltre, aveva come priorità massima l’abbattimento del comunismo e non è da escludere che su quell’altare abbia ritenuto giusto sacrificare qualche più “modesto” peccato (la conferma può venire dalla permanenza a capo delle finanze vaticane di un personaggio come il vescovo Marcinkus).
Solo in seguito, con il nuovo Papa, Benedetto XVI, ci fu la sospensione a divinis di quell’”adorato fondatore”. Il Papa gli impose di chiudersi in clausura, dedicando il tempo che gli rimaneva da vivere alla preghiera e alla penitenza.
Ratzinger inoltre, abolì il “quarto voto” dei Legionari, quello “di discrezione”, che imponeva ai superiori della Congregazione il silenzio, ostacolando le indagini sugli abusi compiute dalla Santa Sede. Si trattava di misure tanto severe che alcuni all’interno della potente Congregazione pensarono e forse pensano ancora che il Papa fosse in qualche modo partecipe di una sorta di “complotto anti-Legionari”. Un fatto resta. Al momento la Congregazione rimane priva della figura forte e carismatica del suo fondatore e leader. All’interno di un movimento tanto influente c’è in ballo dunque un posto di guida, quello di un successore “buono” che sappia spazzar via le critiche ma anche tanto forte da saper gestire il ruolo di capo di uno degli ordini più potenti al mondo.
“Il movimento non si scioglierà”. In Messico le voci si rincorrono e le polemiche si autoalimentano e i Legionari si affrettano a spiegare che il loro Movimento, nonostante tutto, non è in pericolo: Cipriano Sánchez, titolare della Commissione Pastorale familiare dell’arcidiocesi del Messico e membro dei Legionari di Cristo ha negato di recente che lo scandalo che ha coinvolto padre Marcial Maciel possa provocare lo “sgretolamento” della Congregazione di cui fu fondatore. In un’intervista rilasciata al quotidiano messicano El Universal, il Legionario Sanchez lancia un messaggio chiaro: “La Congregazione continuerà a servire la Chiesa con il suo lavoro pastorale, perseguendo la verità.
Il Movimento è disposto a incontrare le vittime, dice, perché “il passato va analizzato e corretto”. Un segnale forte giunge quindi dalla Congregazione, che non ha alcuna intenzione di perdere la sua influenza. “Ci sono sempre dei problemi e delle difficoltà da affrontare – dice Sanchez – come qualsiasi situazione di crisi che si vive in una famiglia”. “Cercheremo la verità, come ci chiede il Papa”, dichiara.
Chi ha coperto affronterà le conseguenze delle sue azioni, fanno sapere i Legionari messicani, che dicono: “Non verrà presa alcuna misura straordinaria per far sì che atti come questi non si ripresentino, si seguiranno piuttosto le misure ordinarie dettate dalla Chiesa per qualsiasi congregazione. Unica misura particolare è contenuta nel documento di padre Álvaro Corcuera, ovvero quella di instaurare un comitato di Sicurezza per porre attenzione soprattutto nell’ambiente scolastico e prevenire il presentarsi di nuovi abusi”.
I politici in Messico. Ma in Messico non bastano le scuse e il tema torna costantemente alla ribalta. “Il fondatore dei Legionari di Cristo Marcial Maciel deve essere ricordato come quello che è, ovvero un delinquente”, è stato il commento qualche tempo fa della coordinatrice del PAN (partiti di azione nazionale ndr) alla Camera dei deputati messicana, Josefina Vázquez Mota, che ha sottolineato quanto sia importante e “necessario punire i suoi complici perché – ha detto – i sacerdoti pedofili feriscono la fede di milioni di cattolici”. “Maciel è stato un delinquente e le sue reti di potere non potranno né dovranno cercare di cancellare gli atti terribili di cui si è macchiato”, ribadisce. Si tratta della prima dei 500 deputati che ha definito con questo discorso una posizione netta rispetto alla profonda crisi che sta vivendo l’ordine religioso dei Legionari, in particolare in Messico.
Maciel “comprò il proprio potere con il denaro”. Le accuse per padre Maciel continuano a rincorrersi e ad aggravarsi nelle ultime settimane. Secondo un’inchiesta pubblicata dal National Catholic Reporter e citata dal quotidiano messicano El Universal Maciel comprò il proprio potere attraverso favori a famiglie messicane molto facoltose, che lo ricompensavano dei “servigi” ottenuti, con denaro e prestigio. Secondo l’inchiesta, il fondatore dei Legionari era talmente vicino a Papa Giovanni Paolo II da riuscire addirittura a far partecipare facoltose famiglie messicane alle messe officiate a Roma da Pontefice, il tutto dietro lauti compensi. L’articolo, del giornalista Jason Berry, assicura inoltre che lo stesso fondatore, accusato di abusi sessuali su minori e addirittura di molestie sui suoi figli, distribuiva denaro tra i membri della gerarchia ecclesiastica per guadagnarsi consensi e “simpatie”.
Secondo l’articolo – inchiesta Maciel poteva, infatti, contare sull’appoggio e sull’amicizia di personaggi di rilievo nella Santa Sede, quali il cardinale Angelo Sodano, a quel tempo segretario di Stato Vaticano, ma anche Eduardo Martínez, prefetto della Congregazione per gli istituti di vita consacrata e Stanislaw Dziwisz, segretario particolare di Giovanni Paolo II fino al giorno della morte del pontefice.
Berry cita inoltre dei casi specifici, raccolti in anni di inchiesta: tra questi, ad esempio, il caso di un giovane sacerdote inviato da Maciel in Vaticano per consegnare al cardinale Eduardo Martínez Somalo una busta piena di soldi. Un modo per guadagnarsi la sua amicizia assolutamente interessata, uno di quegli appoggi che “sarebbe potuto tornargli utile, un giorno”. Il giornalista parla poi anche di una famiglia messicana che pagò addirittura 50 mila dollari per assistere ai una messa privata con il Papa.
Tanti i nodi da sciogliere e i misteri che avvolgono la Congregazione e il suo fondatore. Fatti e ipotesi, tesi e accuse in un intreccio dai lati oscuri e aberranti. La Chiesa si sta muovendo, i Legionari tremano e il mondo attende ora le decisioni del Papa e della Santa Sede.
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