“Li impicchiamo o li squartiamo?”. Il surreale dibattito va in scena sulla tv di Stato russa. Si parla delle sorti di tre cittadini stranieri che sono stati condannati a morte a Donetsk perché accusati di avere partecipato come mercenari nella guerra in Ucraina.
I condannati nel processo inscenato dalla sedicente Repubblica Popolare del Donetsk, sono i britannici Shaun Pinner e Aiden Aslin e il marocchino Saadoun Brahim. Nella trasmissione televisiva russa il presentatore Vladimir Solovyov e i suoi ospiti, discutono sulle modalità dell’esecuzione da riservare ai tre.
“Gli si potrebbe sparare – dicono – potrebbero essere impiccati, squartati o rilasciati dietro riscatto”.
Cittadini stranieri condannati a morte, l’appello di Amnesty
“Siamo di fronte a una clamorosa violazione del diritto internazionale”, afferma Denis Krivosheev, vicedirettore per l’Europa orientale e l’Asia centrale di Amnesty International.
“I tre uomini facevano parte delle forze regolari dell’Ucraina – spiega – In quanto prigionieri di guerra, ai sensi delle Convenzioni di Ginevra, sono protetti da procedimenti giudiziari se hanno solo preso parte alle ostilità. L’unica eccezione è costituita da procedimenti per crimini di guerra ma, anche in questo caso, devono esserci sufficienti prove ammissibili e dev’essere garantito un processo equo”, ha aggiunto Krivosheev.
Amnesty: “Russia annulli condanne a morte”
“Qui siamo di fronte a un caso diverso: i tre uomini non sono stati processati da un tribunale indipendente, imparziale e regolarmente costituito; le cosiddette accuse non costituiscono crimini di guerra; e, cosa ancora più oltraggiosa, eseguire le loro condanne a morte a seguito di procedure gravemente inique rappresenterebbe una privazione arbitraria delle loro vite”, ha sottolineato Krivosheev.
“Privare un prigioniero di guerra, o altre persone protette, del diritto a un processo equo e regolare costituisce un crimine di guerra. La Russia, come potenza occupante, ha la responsabilità del trattamento di tutti i prigionieri di guerra e di altre persone private della libertà. La Russia deve dunque assicurare che queste cosiddette condanne siano immediatamente annullate e che i tre prigionieri siano trattati nel pieno rispetto del diritto internazionale umanitario”, ha concluso Krivosheev.