Libano, omicidio Hariri. Quattro mandati arresto

BEIRUT, 30 GIU – Quattro membri di Hezbollah vengono chiamati in causa per l'assassinio dell'ex premier libanese Rafik Hariri, che sei anni fa cambio' il corso della storia in Libano: oggi, il Tribunale internazionale incaricato di fare giustizia sulla vicenda ha trasmesso al procuratore generale di Beirut le incriminazioni, con i relativi mandati d'arresto.

Le fonti ufficiali si limitano a confermare che i documenti ''sigillati'' sono stati consegnati al procuratore Said Mirza; ma altre fonti vicine all'inchiesta hanno rivelato che le carte riguardano quattro esponenti del Partito di Dio sciita; mentre fonti di stampa libanesi ne hanno gia' diffuso addirittura i nomi, che in realta' dovrebbero rimanere almeno per il momento segreti: Abdel Majid Ghamlush, Salim Ayyash, Mustafa Badreddin, Hassan Issa.

A diverso titolo, sarebbero i responsabili del devastante attentato in cui il 14 febbraio del 2005 sul lungomare di Beirut morirono Rafik Hariri e altre 22 persone.

Ma oltre ad eliminare un leader politico divenuto scomodo per Damasco, l'onda d'urto di quell'esplosione riusci' anche ad innescare una sollevazione popolare, poi definita' ''la rivoluzione dei cedri'', che costrinse la Siria a porre fine alla sua tutela politica e militare sul Libano e a ritirare dopo 29 anni migliaia di soldati che aveva dispiegato in gran parte del Paese.

E mentre il regime siriano e' oggi scosso da proteste senza precedenti, il Libano vive grazie al Tsl un ''momento storico'', ha affermato stamani il figlio ed erede politico di Rafik Hariri, Saad; il cui governo di unita' nazionale e' giunto nel gennaio scorso al collasso proprio per una disputa con Hezbollah sul Tribunale internazionale (Tsl), che ha sede in Olanda ed e' presieduto dal giudice italiano Antonio Cassese.

La tv di Hezbollah, Al Manar, ha detto che le incriminazioni dimostrano che il tribunale speciale ''e' politicizzato''. I leader per ora tacciono, ma il movimento sciita, che ha il sostegno di Siria e Iran, pretendeva che il Libano ripudiasse il Tsl, affermando che si tratta di ''uno strumento di Israele e Stati Uniti''.

Fiutando l'aria, il leader di Hezbollah, Sayyed Hassan Nasrallah, affermo' allora che il suo movimento – che dispone di un arsenale di armi di gran lunga piu' potente di quello dello stesso esercito libanese – ''tagliera' le mani'' a chiunque tentera' di arrestare anche uno solo dei suoi membri.

Parole che hanno suscitato ad ogni livello timori di una nuova violenta contrapposizione tra le varie comunita' politico-confessionali del Paese, che si scannarono tra loro in una guerra civile che in 15 anni, fino al 1990, ridusse in macerie il Paese, causando centinaia di migliaia di morti. Uno spettro che e' tornato di drammatica attualita' ancora nel 2008, con sanguinosi scontri armati a Beirut e in altre zone del Paese. L'attuale premier Najib Miqati, il cui governo e' nato appena due settimane fa, ha affermato che il suo esecutivo agira' ''con responsabilita'' rispetto alla questione del Tsl, e ha ricordato che ''ogni imputato e' innocente fino a prova contraria''.

Al nuovo governo e' giunto l'auspicio del segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, il quale ''si aspetta'' che ''rispetti i suoi obblighi internazionali e cooperi col Tsl'', cui ''ribadisce il suo forte appoggio''.

Entro il 13 luglio, Miqati dovra' presentare al Parlamento il programma del suo governo, e cosi' annunciare ufficialmente la sua posizione nei confronti del Tsl. In una ambigua anticipazione, oggi ha affermato che ''la nostra lealta' ad Hariri impone di lavorare per raggiungere la verita' e al tempo stesso per preservare la stabilita' del Paese'', perche', ha aggiunto in modo sibillino, ''la pace civile deve essere la priorita' su tutto''.

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