Sarebbe coinvolto anche un ricercatore italiano nel caso dei due giovani studiosi berberi arrestati in Libia il 16 dicembre scorso. Secondo quanto rende noto Vermondo Brugnatelli, docente all’università Bicocca di Milano e presidente dell’Associazione culturale berbera, si tratta di Simone Mauri, che sarebbe stato arrestato dalla polizia libica all’aeroporto di Tripoli negli stessi giorni.
La notizia compariva in arabo sul sito ossanlybia.com, ma sarebbe stata confermata a Brugnatelli dalle autorità italiane. Simone Mauri ”è un giovane ricercatore che lavora al SOAS (School of Oriental and African Studies) di Londra – aggiunge Brugnatelli – e che ho conosciuto quest’anno a un convegno sul berbero. Simone stava accingendosi a studiare il berbero di Augila, un’oasi vicina a Giarabub, e mi aveva chiesto consigli e contatti. Tra l’altro, gli avevo fornito il modo di contattare Madghis Buzakhar”, cioè il libico già arrestato insieme al fratello Mazigh.
I due, sempre secondo quanto appreso dal docente milanese – che ha già fatto appello alla presidenza del Consiglio, alle commissioni esteri delle Camere e alla Farnesina perché intervengano sul caso – sono stati accusati di spionaggio dopo aver parlato del proprio paese di origine con un turista italiano in Libia. Turista che doveva essere proprio Mauri, dice ora il docente, ricordando che questi gli aveva annunciato di voler fare un primo viaggio in Libia proprio con il visto turistico.
Intanto altri due berberi, questa volta del Marocco, sarebbero sempre stati arrestati in Libia. ”E’ di ieri infatti la notizia – prosegue Brugnatelli – della sparizione di due ricercatori marocchini dell’IRCAM (Istituto Reale di Cultura Amazigh), che dopo un convegno in Tunisia e un passaggio in Libia erano attesi di ritorno per il 21 dicembre ma non sono mai arrivati”.
Anche in questo caso la notizia è stata data da alcuni siti berberi e non ufficiali, ”ma ne ho ho avuto conferma – precisa il docente – da fonti attendibili molto vicine all’IRCAM, insieme ai nominativi dei due scomparsi: Mahfoud Asmahri e Hassan Ramou. Per Brugnatelli si tratterebbe di un nuovo caso di violazione dei diritti dei berberi da parte del regime di Gheddafi, dato che il solo fatto di occuparsi di tale lingua e cultura – aveva detto – ”può essere percepito come un fatto politico”, in un regime “insofferente a tutto ciò che sia diverso dal discorso ufficiale”.