L'ex Capo di Stato maggiore della Marina, Giuseppe De Giorgi (Ansa) L'ex Capo di Stato maggiore della Marina, Giuseppe De Giorgi (Ansa)

“Libia, blocco navale sì, intervento di terra no”. A dirlo è Giuseppe De Giorgi, ex Capo Stato Maggiore Marina

L'ex Capo di Stato maggiore della Marina, Giuseppe De Giorgi (Ansa)
L’ex Capo di Stato maggiore della Marina, Giuseppe De Giorgi (Ansa)

ROMA – Secondo l’ex Capo di Stato Maggiore della Marina Militare Giuseppe De Giorgi, l‘Italia non deve commettere l’errore di inviare truppe militari sul suolo africano.

De Giorgi è stato intervistato da Il Giornale. Lex Capo di Stato Maggiore approva il blocco navale contro gli scafisti che portano migranti sulle coste italiane, aggiungendo che

“la soluzione migliore sarebbe quella di espandere l’area di operazione di Mare Sicuro e di estendere la protezione delle nostre navi alle unità della Marina/Guardia costiera libica. È la soluzione più efficace e rapida”. Il rischio, spiega l’ammiraglio, “è di non mettere in campo le forze necessarie sotto il profilo quantitativo e qualitativo sin dalle prime fasi dell’operazione, unitamente a regole d’ingaggio inadeguate”.

In acqua, la flotta italiana dovrebbe schierare

“una nave anfibia a sostegno della Marina libica, una Fregata Fremm come nave comando, una unità per il controllo dello spazio aereo (Horizon o classe De La Penne), un classe Comandanti”.

Si tratta secondo De Giorgi,di

 “4 unità mediamente presenti in zona e due sommergibili. Potrebbero avvicinarsi quando necessario, mantenendo una presenza discreta”.

L’Italia, secondo il militare, non deve mettere in difficoltà il premier libico Al Sarraj, che reagirebbe male se si trovasse di fronte ad una “occupazione” militare straniera. Il paese è infatti diviso, spiega De Giorgi, e

 “la presenza stabile di nostre truppe sul terreno offrirebbe dei facili bersagli ad attacchi terroristici, oltre a dare il destro ad Haftar di minare la credibilità interna di Serraj agli occhi delle milizie che ancora lo sostengono”.

La presenza di soldati italiani sul suolo libico sarebbe quindi un regalo ad Haftar. Le navi, al contrario, per De Giorgi

“possono essere una presenza immanente, visibili e minacciose quando serve e altrettanto rapidamente operare oltre in modo discreto e non invasivo”.

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