Libia, la Nato ammette: civili uccisi nell'ultimo raid

ROMA, 19 GIU – La Nato ammette di aver ucciso alcuni civili nel suo ultimo raid su Tripoli.

Forse un malfunzionamento tecnico, si legge nel comunicato uscito in tarda serata sul sito dell'Alleanza. E' l'epilogo di un intervento che, stando al regime libico, ha provocato la morte di 9 persone, fra cui due bambini, e il ferimento di altre 18. Tutti civili. Il comunicato ribadisce che l'obbiettivo prescelto era un sito missilistico situato nella capitale libica. ''Sembra che un'arma non abbia pero' raggiunto l'obbiettivo prestabilito – si afferma anche – e che un malfunzionamento di sistema possa avere provocato alcune vittime civili''.

I reporter presenti sul posto, avevano potuto vedere e raccontare di una casa distrutta, in una quartiere orientale della capitale, due corpi estratti dalle macerie. I locali che denunciavano la morte di un'intera famiglia. Un uomo del posto, che chiedeva: ''Perche' la Nato ci fa questo?''. E la Bbc aveva sostenuto che non sembrava, stavolta, una messa in scena.

E' stato impossibile, pero', nonostante la presenza della stampa internazionale – come sottolineato da diverse testate – accertare come fossero andate effettivamente le cose. La Nato ha assicurato, in serata in una prima comunicazione ufficiale, di di voler ''continuare a indagare'' sugli esiti del bombardamento. Poi, dopo alcune ore, l'ammissione dell'errore. Il generale Charles Bouchard, il comandante in capo dell'operazione Unified Protector, ha detto che l'Alleanza ''esprime il proprio rammarico per la perdita di vite innocenti'', ribadendo che nell'attuale campagna e' sempre stata posta la massima attenzione nel ''condurre attacchi contro un regime deciso a usare la violenza contro i propri cittadini''. La casa che hanno visto i reporter in mattinata, si trovava, in effetti nel quartiere di Souk Al Juma, a un km di distanza, sempre secondo la Bbc, da un campo d'aviazione militare diverse volte bersaglio dei raid dell'alleanza.

''Un attacco sferrato deliberatamente contro le case civili'', per il viceministro degli Esteri del regime Kalhed Kaim. Al quale aveva in un primo momento replicato l'Alleanza: ''La Nato si rammarica per ogni perdita di vita umana e sta facendo tutto il possibile per proteggere la popolazione libica dall'ondata di violenza scatenata dal regime di Gheddafi. Ogni missione e' pianificata con un altissimo livello di cura e precisione''. Sono 4.400 missioni compiute finora, l'ulteriore precisazione. Il raid col quale si riconosce adesso di aver commesso un errore, e' arrivato il giorno dopo una prima ammissione: la Nato aveva gia' dovuto chiedere scusa per aver colpito erroneamente una colonna di ribelli nella regione di Brega, dove sono rimasti feriti, tre giorni fa, 16 combattenti.

Anche sul fronte opposto, fra i ribelli, oggi si sono segnalate nuove vittime oggi: 9 insorti sarebbero rimasti uccisi e sono 51 i feriti segnalati in un attacco di artiglieria da parte delle forze governative ad ovest di Misurata. La citta' che si affaccia sul mare che Gheddafi voleva cambiasse colore, immaginandolo ''rosso sangue'', secondo quanto rivelato da alcuni documenti shock divulgati dall'Observer. Materiale sufficiente per le incriminazioni di Gheddafi al tribunale dell'Aja, secondo un investigatore dei crimini su Misurata citato dal giornale. Sul campo rovente della guerra, e' arrivato come una speranza il messaggio del segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon, intervenuto ieri a un vertice internazionale al Cairo, in videoconferenza. ''Pur mettendo in chiaro che un accordo e' ancora lontano, il segretario generale ha indicato che le premesse di un processo negoziale sono attualmente in corso sotto l'egida del suo inviato speciale in Libia Abdul-Ilah Al-Khatib'', ha detto a New York il portavoce delle Nazioni Unite Martin Nesirky.

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