BENGASI (LIBIA) – Una folla imbufalita ha messo a ferro e fuoco il consolato americano a Bengasi e un funzionario, cittadino americano, è rimasto ucciso. L’attacco, avvertito con un ”forte boato” da testimoni distanti poche centinaia di metri, è cominciato intorno alle 21.40 dell’11 settembre ed è stato subito collegato all’episodio di poche ore prima al Cairo dove manifestanti avevano tentato di scalare la recinzione dell’ambasciata americana in segno di protesta contro un film sulla vita del profeta Maometto, prodotto da alcuni copti egiziani residenti degli Stati Uniti e ritenuto offensivo per l’Islam.
“Un funzionario americano è stato ucciso e un altro ferito alla mano. Il resto del personale è stato evacuato e sta bene”, ha riferito il viceministro libico dell’Interno, Wanis al-Charef. Ma prima ancora che la notizia della morte del cittadino Usa fosse diffusa, gli Stati Uniti -così come per i disordini al Cairo poche ore prima- avevano condannato l’episodio ”Nei termini più fermi”.
E’ un compound abbastanza grande quello che ospita gli uffici della rappresentanza Usa nella città della Libia orientale, situato a poche centinaia di metri di distanza da ristoranti e caffé e da dove, “a partire dalle 21.40 circa” gli avventori hanno assistito a distanza all’episodio.
“Si è sentito prima un botto forte – hanno raccontato testimoni – poi si è visto del fumo e si sono sentiti scambi di colpi. Le strade adiacenti sono state chiuse rapidamente e quasi subito sono stati formati anche dei blocchi nella zona”.
Lo scambio di colpi è stato udito per circa 45 minuti, anche se non in maniera continuata “mentre il fumo è rimasto visibile per una ventina di minuti”. “Hanno sparato colpi in aria prima di entrare nell’edificio”, ha detto ancora il viceministro al-Charef, mentre il portavoce della commissione sicurezza, Abdelmonoem al-Horr, ha parlato di razzi RPG lanciati contro il consolato. Intanto l’edificio è stato completamente evacuato e testimoni hanno riferito alla Reuters che saccheggiatori vi hanno fatto ingresso portando via scrivanie, sedie e lavatrici, dopo che le forze dell’ordine hanno lasciato la zona.