Libia, scatta il rientro degli italiani. Chiusa l’ambasciata a Tripoli

(foto Ansa)
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ROMA – È in corso il rientro degli italiani presenti in Libia. Una nave mercantile con a bordo 150 persone è partita da Tripoli. Arriveranno ad Augusta, in Sicilia, per poi essere trasferite in altre destinazioni. La Farnesina ha inoltre comunicato che l’ambasciata d’Italia a Tripoli ha sospeso oggi le sue attività in relazione al peggioramento delle condizioni di sicurezza.

La decisione è arrivata all’indomani delle minacce lanciate dall’Isis nei confronti del ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, definito “ministro crociato”. L’operazione di rimpatrio degli italiani dalla Libia è avvenuta sotto la sorveglianza aerea di un velivolo a pilotaggio remoto Predator dell’Aeronautica, che controlla lo spazio aereo dove avviene l’imbarco. Mobilitata anche una nave della Marina militare con compiti di scorta. Le attività a terra sono state invece monitorate dai carabinieri (una trentina di unità) in servizio presso l’ambasciata italiana.

La Farnesina precisa però che “non si tratta di un’evacuazione” dalla Libia, “ma è in corso una delle preannunciate operazioni di alleggerimento dei connazionali presenti nel Paese”.

Si tratta di una operazione “preannunciata”, ha fatto sapere la Farnesina, ricordando che già dal primo febbraio scorso il sito www.viaggiaresicuri.it aveva ribadito l’invito ai connazionali a non recarsi in Libia o a lasciare il Paese. L’avviso era stato pubblicato dopo l’attacco terrorista del 27 gennaio all’Hotel Corinthia di Tripoli, in cui erano rimaste uccise numerose persone, inclusi sei stranieri.

Il quadro della sicurezza in Libia si è profondamente deteriorato negli ultimi mesi. In particolare la Cirenaica, dove imperversano i jihadisti, che hanno istituito il “Califfato di Derna” e che ora puntano progressivamente verso l’ovest del Paese, dopo aver preso anche Sirte, a 400 km dalla capitale Tripoli. A rischio sono anche Bengasi e l’area urbana di Tripoli.

Il ministro Paolo Gentiloni ha poi dichiarato che “il peggioramento della situazione (in Libia) richiede ora un impegno straordinario e una maggiore assunzione di responsabilità, secondo linee che il governo discuterà in Parlamento a partire dal prossimo giovedì 19 febbraio”.

Intervistata dal Messaggero, il ministro della Difesa Roberta Pinotti ha reso note le intenzioni del governo: “L’Italia è pronta a guidare in Libia una coalizione di paesi dell’area, europei e dell’Africa del Nord, per fermare l’avanzata del Califfato che è arrivato a 350 chilometri dalle nostre coste. Se in Afghanistan abbiamo mandato fino a 5mila uomini, in un paese come la Libia che ci riguarda molto più da vicino e in cui il rischio di deterioramento è molto più preoccupante per l’Italia, la nostra missione può essere significativa e impegnativa, anche numericamente”,

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