Libia, guerra senza fine a Sirte, Bani Walid e Sbha

TRIPOLI, 19 SET – Le trattative per la formazione del primo governo della ‘Libia liberata’ languono, a centinaia i profughi fuggono da Sirte e a migliaia – mentre si parla di 20 mila morti dall’inizio del conflitto – si accalcano senza aiuti al confine con la Tunisia e l’Egitto.

La guerra in Libia continua, mentre a New York, alle Nazioni Unite, è già programmato il debutto della delegazione del Cnt, formalmente riconosciuto legittimo rappresentante del Paese per il dopo-Gheddafi.

Anche oggi combattimenti violenti hanno provocato vittime nelle tre città roccaforte degli uomini di Muammar Gheddafi: la città-oasi di Bani Walid, il porto di Sirte e, in pieno deserto del Sahara, Sabha.

Comunicati contradditori del portavoce del rais, Moussa Ibrahim, e del principale portavoce militare del Consiglio nazionale di transizione (Cnt), Ahmed Bani, si sono alternati dalla notte scorsa, tirando in ballo anche la presenza di mercenari francesi e britannici a fianco degli insorti. ”Ne abbiamo catturati 17 a Bani Walid – ha annunciato Ibrahim – e tra loro vi sono esperti tecnici e ufficiali consulenti francesi e inglesi. C’è poi un qatariota mentre uno proviene da un Paese asiatico”.

Il portavoce di Gheddafi ha aggiunto che i 17 verranno mostrati in tv. L’annuncio non ha ancora avuto seguito, ma ha provocato la secca smentita del ministro degli Esteri di Parigi, Alain Juppé. ”La Francia non ha mercenari in Libia”, ha affermato.

Qualche ora dopo anche Ahmed Bani, per il Cnt, ha categoricamente negato che vi siano ”prigionieri britannici o francesi a Bani Walid”. In questa località peraltro continuano avanzate e ritirate ”strategiche”, anche se oggi la sorte sembra aver arriso più agli insorti che ai lealisti.

I ribelli infatti sono entrati di nuovo a Bani Walid, 170 chilometri a sud-est della capitale, dove un esponente locale delle nuove autorità ha assicurato è stato visto Saif al Islam, uno dei figli del Colonnello. E che lo stesso rais potrebbe essere rifugiato nella vasta oasi ai piedi di contrafforti montagnosi. Ma contro un aereo turco che cercava di paracadutare aiuti umanitari ha sparato la contraerea, non si sa di chi, e il velivolo ha dovuto lasciare a metà la missione.

In serata Ahmed Bani ha poi comunicato che le forze del Cnt hanno conquistato l’aeroporto e un fortilizio a Sabha, in pieno deserto del Sahara, strategicamente di rilievo per il controllo della parte meridionale del Paese. ”Le nostre bandiere stanno sventolando lì”, ha assicurato in una conferenza stampa a Tripoli. La situazione più incerta resta quella di Sirte, la città portuale di 130.000 abitanti dove è nato Muammar Gheddafi e dove il Colonnello ha ancora un largo seguito.

Dopo i bombardamenti a ripetizione della Nato negli ultimi giorni però, la popolazione è disorientata, terrorizzata, non riconosce amici e nemici e la fuga sembra ormai l’ultima possibilità di salvezza. Centinaia di famiglie hanno abbandonato le loro case e cercano di uscire dalla città, mentre gli insorti oggi non hanno fatto passi avanti e hanno cercato soprattutto di consolidare le loro posizioni.

I filo-Gheddafiani, che sarebbero guidati da un altro figlio del rais, Mutassin, sarebbero trincerati intorno alla celebre 32ma brigata, l’unità d’élite guidata da Khamis Gheddafi, più volte dato per morto ma senza che se ne abbiano mai avute le prove. E’ possibile che molti riescano a fuggire. Ma è anche probabile che tanti vadano ad allungare la lista dei morti di più di sette mesi di guerra: 20.000 secondo gli ultimi dati del Cnt.

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