Libia, una donna denuncia: “Stuprata dai soldati di Gheddafi”

ROMA – “Mi hanno sequestrato e stuprato per due giorni dopo avermi fermata a un posto di blocco. Lo hanno fatto perché sono di Bengasi”. E’ la denuncia di una donna libica di circa 30 anni, di nome Iman al-Obeidi, che ha messo a dura prova i nervi del governo libico.

Stamani, verso le 9.30 locali (le 8.30 in Italia) ha fatto ‘irruzione’ nell’albergo di Tripoli dove sono ospitati i giornalisti stranieri accreditati, il Rixos, per denunciare stupri e abusi da parte dei soldati di Muammar Gheddafi nei suoi confronti, e scatenando un vero e proprio parapiglia tra cronisti e funzionari della sicurezza quando questi hanno portato via la donna a forza.

Fonti sul posto confermano che Iman è entrata nel salone da pranzo dell’albergo di lusso – che si trova all’interno del compound del rais libico – mostrando ferite da taglio su tutto il corpo, “si alzava la gonna, univa le braccia per far vedere i segni delle manette sui polsi”.

I giornalisti le si sono fatti intorno volendo garantire la sua incolumità, “Mi arresteranno non appena esco da qui”, strillava la donna. “Mi hanno urlato contro di tutto, mi hanno filmata. Ero sola. C’era del whisky. Ero legata, mi hanno urinato addosso. Hanno violato il mio onore. Guardate cosa mi hanno fatto i soldati di Gheddafi, solo perché sono di Bengasi”, ha raccontato Iman, denunciando di essere stata due giorni in balia dei suoi “carnefici”.

Gli agenti di sicurezza e il personale dell’albergo sono a quel punto intervenuti per cercare di trascinarla via, spezzando il ‘cordone’ che i giornalisti avevano creato. Poi il parapiglia: spintoni, pugni e schiaffi, una telecamera della Cnn in pezzi mentre agli altri cameraman veniva intimato a brutto muso di fermare la ripresa.

Due inservienti dell’albergo, due ragazze fino a oggi considerate dai tanti cronisti che alloggiano al Rixos come il “volto bello e sorridente” del regime, hanno tirato fuori le unghie: una ha minacciato Iman con un coltello da burro, “traditrice” le urlava secondo i testimoni, mentre l’altra la incappucciava con un velo per impedirle di strillare ancora e lanciare le sue accuse.

Alla fine la donna è’ stata caricata su un’auto bianca: “E’ mentalmente disturbata, l’abbiamo portata in ospedale”, hanno riferito funzionari libici ai giornalisti. Una cosa è certa: ora al Rixos tutti hanno mostrato il proprio vero volto, e la tensione sale in attesa di un’altra notte di bombe.

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