Libia, Tripoli: "718 vittime della Nato"

BENGASI, 31 MAG – Nel giorno in cui il ministro degli
Esteri italiano Franco Frattini arriva a Bengasi per mettere
centinaia di milioni di euro a disposizione del Consiglio
nazionale transitorio, il portavoce del governo di Tripoli
diffonde le cifre dei civili uccisi nel corso dei raid della
Nato parlando di "718 martiri e 4.067 feriti, dal 19 marzo al 26
maggio'' e smentisce che ieri il colonnello Mouhammar Gheddafi
abbia mai parlato di una ''exit strategy'' nell'incontro col
presidente sudafricano Jacob Zuma.
E mentre il capo della diplomazia italiana afferma che il
regime del colonnello e' agli sgoccioli, Gheddafi fa sapere che
una sua uscita di scena sarebbe ''lo scenario peggiore'' per la
Libia. Intanto in serata a Tripoli si sono sentite quattro
violente esplosioni.
Nella sua visita a Bengasi Frattini ha parlato di concreti
aiuti italiani alla popolazione libica con "enormi quantità di
carburante ed enormi somme di denaro", attraverso Eni e
Unicredit, per "centinaia di milioni di euro.
A dare l'annuncio della firma di un memorandum di intesa con
il Cnt è stato lo stesso ministro degli Esteri italiano, al
termine dell'incontro col presidente del Cnt Mustafa Abdel
Jalil, "un amico dell'Italia e rappresentante di uno Stato amico
dell'Italia". Eni e Unicredit, ha spiegato il titolare della
Farnesina, "si impegnano a fornire benzina e denaro avendo come
garanzia, attraverso la Sace, gli asset molto importanti" del
regime libico congelati in Italia a seguito delle sanzioni Onu.
Il contributo del gruppo petrolifero ammonterà a 150 milioni di
euro, mentre dalla banca italiana – in cui la Libia di Gheddafi
ha partecipazioni congelate – arriveranno alcune centinaia di
milioni di euro. "Qui hanno enormi patrimoni ma non possono
avere la benzina, non possono comprare da mangiare, né pagare
gli stipendi della gente. E' una situazione assurda", ha
commentato il ministro, mentre da Nato e Onu arrivano allarmi
per la situazione umanitaria in Libia.
Frattini ha quindi riconfermato al Cnt – nella sua prima
missione nella roccaforte degli insorti – il sostegno politico,
militare e umanitario dell'Italia, uno dei primissimi Paesi ad
averlo riconosciuto come unico legittimo rappresentante del
popolo libico. "Gheddafi è ormai finito, deve lasciare il potere
e la Libia", ha infatti scandito il ministro, descrivendo un
regime eroso dall'interno – come dimostrano le recenti defezioni
di alti ufficiali – e dall'isolamento internazionale. E sempre
più schiacciato dalla pressione militare della Nato, che da oggi
conta anche su elicotteri francesi pronti a intervenire "se
necessario". "Nessuno sa dove si nasconda", ha commentato
Frattini, ma "a noi interessa una soluzione politica, non una
caccia all'uomo". E cioé che Gheddafi "se ne vada", "accettando
la soluzione dignitosa che gli è stata proposta" da tutta la
comunità internazionale e dallo stesso Zuma.
Da Mosca, invece, il ministro degli Esteri russo Serghei
Lavrov ha messo in guardia i "giocatori esterni" dal disturbare
il dialogo tra Gheddafi e l'opposizione, dialogo che però il Cnt
continua a rifiutare. Nella visita lampo nella roccaforte della
'Rivoluzione del 17 febbraio', accolto da militari che
sventolavano bandierine italiane, il ministro ha anche
inaugurato, con il console Guido de Sanctis e il vicecapo
dell'amministrazione transitoria del Cnt Ali al Isawi, i locali
provvisori del nuovo Consolato italiano, all'ottavo piano del Da
'Wah Al-Islamiya Building nel centro di Bengasi. ''La prossima
volta ci rivedremo a Tripoli liberata", è stato il saluto e
l'auspicio di Frattini agli "amici" del Cnt, prima di imbarcarsi
verso l'Italia.

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