Madaya, la città assediata da Assad dove si muore di fame

Madaya, nella città assediata da Assad dove si muore di fame
Madaya, una delle foto choc

DAMASCO – Bambini e anziani denutriti, ammalati, affamati e al freddo. Quarantamila persone intrappolate da mesi e costrette a cibarsi delle foglie degli alberi dopo aver mangiato tutti i cani e i gatti randagi della città. Accade a Madaya, località siriana situata sulle montagne al confine con il Libano, assediata da sei mesi dalle forze governative di Assad e dalle milizie libanesi sciite di Hezbollah.

Melissa Fleming, portavoce dell’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati (Unhcr), ha detto che il governo siriano si è impegnato a lasciar passare un convoglio umanitario verso l’area. Ma Damasco non ha finora confermato né smentito.

Da giorni circolano in rete e sui media video e immagini shock di bambini e anziani denutriti, colpiti da malattie e disagi dovuti alla mancanza di cibo e medicinali. Secondo fonti mediche locali, nelle ultime settimane 20 persone sarebbero morte di stenti.

Yaqoub al Hillo, il più alto rappresentante Onu presso il governo siriano ha ricordato che i 40mila di Madaya sono solo un decimo dei 400mila da tempo intrappolati in località sotto assedio in diverse zone della Siria. La maggior parte delle aree sono circondate da truppe governative o dalle milizie locali o straniere alleate a Damasco.

In altri casi, come a Dayr az Zor nell’est del Paese, l’Isis assedia sobborghi controllati dalle truppe del regime. Nel caso di Fuaa e Kafraya, nel nord-ovest del Paese, miliziani delle opposizioni e loro alleati qaedisti assediano le due località a maggioranza sciita e difese anche dagli Hezbollah. Proprio il destino dei 30mila civili assediati a Fuaa e Kafraya è legato ai 40mila di Madaya. Qui rimangono asserragliati gli ultimi combattenti di Zabadani, il principale centro urbano che nel 2012 si era rivoltato contro il regime e che costituiva una minaccia ai lealisti. Dopo l’assedio e la conseguente distruzione quasi completa di Zabadani da parte di Hezbollah l’estate scorsa, i resistenti locali erano stati lasciati fuggire a Madaya. L’accordo per l’evacuazione di Zabadani prevedeva anche la messa in salvo dei civili di Fuaa e Kafraya. Ma l’avvio della campagna aerea russa dal 30 settembre ha rallentato l’applicazione dei punti della tregua e, di fatto le due cittadine sciite sono rimaste sotto assedio. Di qui, la decisione di Hezbollah e di Damasco di affamare letteralmente Madaya per premere sulle opposizioni.

Madaya è da giorni sotto una coltre di neve. In città manca il combustibile per riscaldare le case. Mancano anche latte, riso, farina. Ad approfittarne sono i contrabbandieri che al mercato nero vendono i beni di prima necessità a prezzi esorbitanti: un chilo di farina costa 90 euro, un litro di latte 25, un chilo di riso 80. Come già successo nei sobborghi di Damasco assediati dal regime, nel campo palestinese di Yarmuk o nella città vecchia di Homs per oltre due anni circondati dai governativi, a Madaya le famiglie hanno cominciato a cibarsi di zuppe di foglie e dei pochi gatti rimasti in città.

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