PARIGI — Marine Le Pen ha insinuato che i quattro francesi tenuti ostaggio per tre anni nel Niger e liberati pochi giorni fa si siano convertiti all’Islam durante la prigionia e ha scatenato un putiferio politico.
Come riferisce Stefano Montefiori sul Corriere della Sera i quattro, Daniel Larribe (62 anni), Thierry Dol (32), Pierre Legrand (28) e Marc Féret (46)
“hanno passato oltre tre anni nel deserto del Niger, senza contatti con il mondo esterno, spesso separati l’uno dall’altro”.
In tutto, 1.139 giorni di prigionia nelle mani dei terroristi di Aqmi (Al Qaeda nel Maghreb islamico) durante i quali
“si sono nutriti unicamente di tè e carne di cammello, tagliata a strisce e cotta dal sole”.
Marine Le Pen, leader del Front National, ha guardato l’arrivo degli ostaggi in tv e ha commentato:
“Le immagini con il presidente Hollande mi hanno lasciato perplessa. Ho trovato sorprendenti il riserbo degli ostaggi (non hanno voluto prendere la parola nonostante l’invito di Hollande, ndr ) e il loro aspetto. Mi sono sentita a disagio nel vederli e credo di non essere la sola”.
Marine Le Pen ha aggiunto:
“È quel che hanno provato molti francesi, quegli uomini davano l’impressione di essere molto riservati, ce n’erano due che portavano la barba curata in modo strano, e poi quell’altro con il foulard tuareg sul viso…Tutto questo merita qualche spiegazione da parte loro”.
Alla domanda se pensa che i quattro abbiano subito un lavaggio del cervello simile a quello subito dal sergente Nicholas Brody della serie tv americana Homeland da parte dei rapitori, Marine Le Pen ha risposto:
“Non faccio allusioni, non è nel mio ruolo», ha risposto debolmente, per poi evocare, quando ormai erano scoppiate le polemiche, una possibile sindrome di Stoccolma sviluppata nei confronti dei terroristi”.
Il personaggio evocato da Montefiori, il sergente Nicholas Brody di Homeland,
“torna a casa dopo otto anni di prigionia e torture a opera di Al Qaeda, convertito all’Islam e deciso ad assassinare il vicepresidente per vendicare i bambini arabi vittime di un attacco dei droni”.
Riferisce Montefiori:
“Gli avversari politici hanno immediatamente colto l’occasione per attaccare Marine Le Pen e la sua voce stonata in un momento di giubilo nazionale: «Frasi scioccanti, ecco il vero volto del Front National» (Jean-François Copé, segretario del partito di centrodestra Ump); «Hanno passato 37 mesi nel deserto, che cosa si aspettava, che tornassero sbarbati e in abito a tre pezzi?» (Roger Karoutchi, Ump); «Inverosimile indecenza» (Najat Vallaud-Belkacem, portavoce del governo socialista).
Per fugare ogni dubbio, un diplomatico che era con gli ostaggi sull’aereo diretto in patria ha tenuto comunque a precisare che «a giudicare dal tenore delle conversazioni durante il volo no, non si sono convertiti», lasciando immaginare uno sfogo dialettico a base di sesso, Bordeaux e salsicce di maiale.
Con maggiore gravità Pascale Robert, madre di uno dei quattro, Pierre Legrand, ha spiegato che gli ostaggi si sono tenuti la barba in segno di solidarietà con i francesi che restano nelle mani dei rapitori: Serge Lazarevic, Gilberto Rodriguez Leal e Francis Collomp in Africa, e i quattro giornalisti Didier François, Edouard Elias, Nicolas Hénin e Pierre Torrès in Siria.
L’uscita di Marine Le Pen, secondo Stefano Montefiori,
“è un inciampo sulla via della normalizzazione intrapresa con decisione negli ultimi mesi, durante i quali la leader del Front National ha sospeso una collega di partito che aveva paragonato la ministra Christiane Taubira a una scimmia, ed espulso un militante in passato vicino ai neonazisti. Ma se il Front National cerca di mostrarsi sempre di più un partito come gli altri, c’è un ambito nel quale tiene a marcare la sua differenza: l’anti-islamismo. Marine Le Pen vuole accreditarsi come leader responsabile, ma quando c’è da agitare lo spettro musulmano, va bene anche attaccare i compatrioti”.
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