Mark Elliot Zuckerberg, la vera storia del fondatore di Facebook Mark Elliot Zuckerberg, la vera storia del fondatore di Facebook

Mark Elliot Zuckerberg, la vera storia del fondatore di Facebook

Mark Elliot Zuckerberg, la vera storia del fondatore di Facebook
Mark Elliot Zuckerberg, la vera storia del fondatore di Facebook

ROMA – Facebook nella bufera. 

Chi è veramente Mark Elliot Zuckerberg, il suo fondatore, dietro i veli dell’immagine, della propaganda e di Facebook stessa?

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Chi è veramente “questo miliardario strambo, dalla voce stridula?” si è chiesto Guy Adams sul Daily Mail.

Strano a dirsi, il profilo pubblico di Zuckerberg su Facebook offre un’ottima idea. L’esaltazione del ragazzo della Silicon Valley si è scontrata con una fredda e dura realtà. Impacciato, sfuggente e, a volte, comicamente evasivo, Zuckerberg nel corso delle udienze al Congresso USA riguardanti il trattamento sprezzante avuto dalla sua società sui dati personali degli utenti, ha trascorso due giorni a balbettare.

Ridicolizzato online per qualsiasi dettaglio, dall’aspetto sudaticcio all’abito inadeguato, il supposto “Padrone dell’Universo”, alto solo 1 metro e 70, al Congresso si è seduto su un cuscino imbottito per innalzare la sua figura. Zuckerberg indica la sua casa d’infanzia a Dobbs Ferry, una città di pendolari appena fuori New York, dove è cresciuto insieme ai tre fratelli, figli di Karen, una psichiatra ed Edward, dentista. A introdurre Mark alla programmazione dei computer, quando aveva 11 anni, fu il padre.

Dopo un anno, aveva creato un programma in grado di segnalare a Edward un paziente che entrava nella sala d’aspetto. Mentre frequentava il college, il prodigio del computer Mark realizzò un programma che consigliava brani musicali a un utente in base alle canzoni o agli album ascoltati in precedenza. Microsoft era interessata e si offrì di comprarlo, ma il giovane Mark rifiutò. Per frequentare Harvard e studiare psicologia e informatica, rifiutò anche una proficua offerta di lavoro dal gigante tech AOL.

La creazione di Facebook è descritta nel film The Social Network, che ritrae “Zuck” come un arrampicatore sociale insicuro che ha spietatamente eliminato gli amici che agli inizi avevano contribuito a realizzare l’azienda. Il film racconta come Facebook sia stato originariamente progettato in una camera del campus universitario. Lo scopo iniziale era quello di permettere agli studenti di Harvard, di valutare le coetanee in base al fascino. Eduardo Saverin, co-fondatore e compagno di studi gestiva la parte commerciale dell’impresa. Ma è stato crudelmente allontanato quando Zuckerberg ha iniziato a gestire il sito a tempo pieno. Dopo una lunga battaglia legale, Saverin ha ricevuto circa 900 milioni di euro di risarcimento. Anche Tyler e Cameron Winklevoss, compagni universitari che avevano ingaggiato Zuckerberg per programmare un sito di appuntamenti, avevano affermato che gli elementi chiave dell’idea erano stati rubati e utilizzati su Facebook. In seguito a un accordo, hanno ricevuto un risarcimento di 50 milioni di euro.

Dopo essere uscito da Harvard, Zuckerberg si è trasferito direttamente nella Silicon Valley. Per diversi anni, ha vissuto in affitto, 4.000 euro al mese, in una casa con quattro camere da letto nel sobborgo verdeggiante di Palo Alto, una città benestante adiacente a San Francisco, dove si trovano quasi tutte le principali società di internet. Guidava una Honda Acura malmessa, con la motivazione che era “sicura, confortevole, non appariscente”. Alla fine, nel 2011, ha comprato una casa, 4 milioni di sterline: una proprietà di due piani con cinque camere da letto, in cui non c’è una sola tv, a dieci minuti dalla sede principale di Facebook (dove di solito lavora per 60-70 ore alla settimana).

Ha cambiato macchina, ora possiede una Volkswagen Golf GTI. Zuckerberg ha speso 25 milioni per acquistare tutte le case adiacenti che si affacciano sull’abitazione e sul giardino. E nel 2014, ha speso altri 90 milioni acquistando i 750 ettari dell’idilliaca isola hawaiana di Kauai. Ha incontrato la moglie, Priscilla Chan, ad Harvard. La coppia si è conosciuta un venerdì sera: “Era un nerd”, ha ricordato Priscilla in una rara intervista e sembra abbiano iniziato una conversazione mentre facevano la fila per il gabinetto.

Dopo la laurea in medicina, Priscilla, figlia di un cinese “boat people” del Vietnam la cui famiglia fuggì dal comunismo durante la Guerra Fredda, si trasferì a Palo Alto e iniziò a lavorare al San Francisco General Hospital. La coppia ha iniziato a convivere nel 2010, poi nel 2012 il matrimonio, poco dopo il lancio di Facebook sul mercato azionario coniato con il loro status di miliardari, e hanno trascorso la luna di miele a Roma.

Entrò nella cronaca quasi nera perché, dopo una cena, piuttosto parca a dire il vero (trentadue euro per due persone, in conto solo un carciofo alla giudia, un fiore di zucca e un piatto di ravioli), in un ristorante del Ghetto, salutò tutti e se ne andò senza lasciare nemmeno un centesimo di mancia sul tavolo. 

Il modello di business di Facebook, e la fonte di molti dei suoi recenti problemi, prevede che una persona venga messa a nudo rispetto a ciò che gli piace, attraverso i post o i “like” sui social media. Mark Zuckerberg, ad esempio, si è dichiarato un fan della scherma, degli artisti Green Day, Taylor Swift, Shakira e Jay-Z, del Il Gladiatore e la serie tv Game Of Thrones.

Ciò che uno psicologo potrebbe supporre lo farebbe chiunque, anche se la sua apparizione al Congresso USA indica che il vero Zuckerberg è ben lontano dall’essere noncurante e divertente, come indica il profilo attentamente curato su Facebook. In effetti, è un uomo con un’apparente incapacità introspettiva, molti ritengono che potrebbe essere autistico e persino gli amici intimi ammettono che spesso ha un aspetto e una voce simili a un robot. Nel 2010, un amico ha detto al New Yorker: “È stato ultra-programmato”. Un tempo si pensava che Zuckerberg fosse ateo, ma ora ama condividere le fotografie della famiglia che celebra le festività ebraiche, e in post ha scritto:”Sono cresciuto ebreo, poi ho attraversato un periodo in cui mettevo in discussione tutto, ma ora credo che la religione sia davvero importante. Priscilla, pratica il buddismo”.

Come milioni di suoi utenti, Zuckerberg è un appassionato di “sharenting”, la pratica attuale di utilizzare i social media per bombardare amici e conoscenti con notizie a volte familiari, a volte anche intime. Nel 2015, ha annunciato a tutti che Priscilla era incinta con un sentito messaggio in cui scriveva che aveva precedentemente avuto tre aborti, impegnandosi a prendere due mesi di congedo di paternità dopo la nascita della bambina. La figlia, Maxima, è arrivata pochi mesi dopo e dando la lieta notizia ha utilizzato Facebook per annunciare che intendeva donare il 99% delle sue azioni per finanziare le iniziative filantropiche della fondazione messa in piedi con la famiglia, nel tentativo di rendere il mondo in cui sarebbe cresciuta la figlia, un “posto migliore”.

Quando l’estate scorsa è nata August, Zuckerberg ha postato un messaggio simile a una predica, dando il benvenuto alla neonata con una lettera aperta in cui la invitava a trarre il massimo dall’infanzia, trovando il maggior tempo possibile per “uscire e giocare’. Solo tre mesi dopo, Facebook ha fatto notizia annunciando che era stato lanciato Messenger Kids, un programma progettato per incoraggiare i figli degli utenti a dedicare ancora più ore a restare svegli fissando uno schermo. Il quinto membro del clan Zuckerberg è Beast, un cane da pastore ungherese comprato da un allevatore in Oregon nel 2011. Il cane ha il suo profilo Facebook, ed ha ben 2,7 milioni di followers. Una leggenda della Silicon Valley dice che il guardaroba di Zuckerberg si è fermato a un perenne stadio adolescenziale, una T-shirt grigia e una felpa scura, un paio di jeans grigi, che un tempo sosteneva di indossare quotidianamente per non sprecare le ore in decisioni frivole, come scegliere cosa indossare. Nel 2012, ha rafforzato la reputazione di trasandato arrivando con una “felpa con cappuccio” per presentare la sua offerta multi-miliardaria di azioni IPO ai dirigenti di Wall Street. Il profilo Facebook di Zuckerberg, tuttavia rivela qualcosa di leggermente diverso: spesso indossa abito e cravatta, che lo aiutano a mantenere le apparenze.

Per incontrare le personalità, da Barack Obama al Papa, ha indossato un abbigliamento formale e, ovviamente, per comparire davanti al Congresso. Si è vestito con abito e cravatta anche il giorno delle nozze. Nel quartier generale di Facebook, nel frattempo, non esiste un codice ufficiale di abbigliamento. Ma questa tendenza è recente: in un libro di memorie del 2016, l’ex dipendente Antonio Garcia Martinez sosteneva che le dipendenti dovevano “evitare indumenti che “distraevano” i colleghi, aggiungendo che le donne che li indossavano indicavano un gesto di rivolta.

Per quanto attentamente possa curare il suo profilo Facebook, Zuckerberg non si è sempre comportato come un padre di famiglia coccolone. I primi tempi, il suo biglietto da visita recitava “Io sono l’amministratore delegato, puttana” e, nei messaggi privati ai colleghi, molti dei quali diventati pubblici durante il contenzioso, descriveva gli utenti del sito come “scemi ca…i” poiché fornivano gratuitamente informazioni personali. Il tempo gli avrebbe dato ragione: attualmente, la sua quota azionaria del 18% della società, gli fornisce l’accesso a dettagli intimi sulla vita privata di due miliardi di utenti. Ogni messaggio che inviano, fotografano e condividono da dove aggiornano il profilo, sono memorizzati nei sistemi informatici dell’azienda. Per la consegna di questa preziosa risorsa, gli utenti di Facebook sono stati pagati zero. Zuckerberg è talmente convinto della sua genialità che da tempo circolano voci secondo cui un giorno potrebbe candidarsi alla Casa Bianca.

Le sue precise alleanze politiche non sono chiare: sebbene sia indubbiamente un social liberale che sostiene con forza i diritti degli omosessuali e molto critico nei confronti della politica di Donald Trump sugli immigranti e le minoranze razziali, Zuckerberg al contempo è considerato un conservatore fiscale e gli affari fiscali della sua azienda, nell’avido capitalismo sono un caso di studio. Anche se attualmente con Zuckerberg lavora l’ex manager della campagna di Barack Obama, David Plouffe, e il suo sondaggista Joel Benenson, ed è certamente abbastanza ricco per candidarsi alla Casa Bianca, ha ripetutamente negato, per il pubblico, qualsiasi progetto di candidatura.

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