Marò, giornale indiano rilancia accuse: “Spararono premeditatamente”

Marò, giornale indiano rilancia accuse: "Spararono premeditatamente"
Marò, giornale indiano rilancia accuse: “Spararono premeditatamente”

NEW DELHI – A tre giorni dalla decisione della Corte Suprema Indiana sulla permanenza di Massimiliano Latorre in Italia, operato nei giorni scorsi al Policlinico San Donato a Milano e poi trasferito al Carlo Besta, il quotidiano indiano The Economic Times, ripropone oggi la tesi secondo cui i due fucilieri di Marina, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone spararono premeditatamente contro il peschereccio St.Antony, uccidendo i due pescatori. Confutando l’ipotesi di un errore di valutazione da parte del team di sicurezza della Enrica Lexie in navigazione al largo delle coste del Kerala.

Accuse dietro alle quali è evidente la mano di alcuni settori del ministero dell’Interno indiano e della polizia antiterrorismo Nia, che spesso offrono ai cronisti dell’Economic Times, argomenti accusatori nei confronti dei due marò. Il giornale scrive che

“l’Agenzia di investigazioni (Nia) sostiene di avere le prove che i Fucilieri utilizzarono una forza letale senza provocazione alcuna e che essi non avevano ragioni per ritenere che l’unità che si stava avvicinando a loro avesse pirati a bordo”.

Un responsabile della Nia avrebbe inoltre rivelato al quotidiano indiano che questa ricostruzione costituisce parte del rapporto accusatorio che l’agenzia ha già preparato ma non depositato, perché l’Italia ha contestato la giurisdizione indiana a processare i due militari, e che la questione è ora all’attenzione della Corte Suprema.

“I Fucilieri di Marina – ha insistito l’anonimo responsabile – hanno commesso un omicidio indiscutibile. Hanno sparato contro un peschereccio senza alcuna provocazione e senza alcuna reale indicazione che si trattasse di una unita’ di pirati”.

Dopo aver sostenuto che i Fucilieri non spararono alcun colpo in aria di avvertimento né fecero segnali luminosi ai pescatori che mai usarono armi, la fonte Nia ha detto che

“20 colpi sono stati sparati con armi automatiche contro i pescatori che erano a solo 125 metri dalla petroliera”.

Non sarebbe stato possibile, ha ancora detto, confondere un peschereccio con una nave di pirati da “una distanza così ravvicinata”.

Il responsabile ha rivelato poi che il rapporto accusatorio preparato menziona anche violazioni alle disposizioni formulate dall’Organizzazione internazionale marittima (Imo) in materia di pirateria.

“Esse – ha detto – precisano le caratteristiche di una nave di pirati e il peschereccio certamente non le aveva”.

La Nia ha indicato anche di aver appreso che i Fucilieri di Marina erano alla loro prima missione anti-pirateria sulla Enrica Lexie e che “apparentemente non erano bene addestrati a gestire questo tipo di problemi”.

Dopo aver ricordato che durante gli interrogatori i militari non hanno risposto ad alcuna domanda, le fonti hanno sottolineato di volersi fortemente opporre all’istanza italiana in Corte Suprema in cui si sostiene che la Nia non ha giurisdizione per occuparsi del caso. 

I commenti sono chiusi.

Gestione cookie