INDIA, NEW DELHI – Alla fine dell’udienza di ilunedi in Corte suprema, il presidente dell’aula n.4, B.S. Chauhan, ha avvertito che, vista l’impossibilita’ per Italia e India di trovare una soluzione amichevole nella vicenda dei maro’, la Corte ascoltera’ le parti e poi prendera’ una decisione strettamente giuridica che prescindera’ da eventuali implicazioni politiche. Lo scrive oggi The Indian Express.
Il magistrato, sottolinea il quotidiano, ha avvertito che “se decideremo sul caso in base al merito, non ci preoccuperemo delle conseguenze nelle relazioni internazionali. Noi procederemo strettamente sulla base delle leggi”. Il giornale osserva poi che dopo la presentazione da parte del procuratore generale G.E. Vahanvati della soluzione proposta per i capi d’accusa basata su una versione ‘light’ della legge per la repressione della pirateria (Sua Act) con una richiesta massima di 10 anni di carcere, il giudice lo ha interrogato sulla presenza anche della sezione 302 del Codice penale indiano.
Chauhan ha infatti osservato che in base a questo articolo i due imputati potrebbero essere condannati a morte. Ma Vahanvati ha risposto che questo accade solo quando si e’ in presenza dei “casi piu’ rari fra i rari”, ma che quello dei due militari italiani non lo è.
Molti media indiani riferiscono intanto della dura reazione italiana all’ipotesi di applicazione ai maro’ di una legge concepita per la lotta al terrorismo. Ma praticamente solo The Times of India lo fa con un richiamo in prima (‘Letta mette in guardia sulla vicenda dei militari italiani’) di un articolo pubblicato poi in una pagina interna.