Marò inglesi: 6 ex-parà anti pirati, carcere, ostaggi India

Marò inglesi: 6 ex-parà anti pirati, carcere, ostaggi India
Marò inglesi: 6 ex-parà anti pirati, carcere, ostaggi India

LONDRA – Un caso marò anche in Inghilterra, anzi con caratteristiche ben peggiori della vicenda che ha coinvolto e travolto da febbraio 2012 i nostri fanti di Marina Salvatore Girone e Massimiliano Latorre. Sono sei ex paracadutisti impiegati in funzione anti pirati somali a bordo di una nave, la Seaman Guard Ohio, in viaggio nell’Oceano Indiano. I sei inglesi sono stati prima arrestati, poi condannati a una pena detentiva, poi liberati dopo sei mesi da un giudice che li ha assolti e poi ancora bloccati dall’appello della polizia indiana con ritiro di passaporto e obbligo di non lasciare India.

I sei ex paracadutisti inglesi, Billy Irving, John Armstrong, Nick Dunn, Ray Tindall, Nicholas Simpson, Paul Towers, erano stati ingaggiati da una società privata americana di security marittima, la AdvanFirt, proprietà di Samir Farajallah, un uomo d’affari palestinese con base a Dubai. La vicenda è complicata perché l’indiani accusano la nave su cui erano impiegati i marinai inglesi di avere comprato di contrabbando 1.500 litri di carburante diesel e di portare a bordo 31 fucili mitragliatori e 5 mila proiettili illegalmente. (Invece AdvanFirt sostiene che era tutto a posto. Le armi erano state comprate legalmente e i documenti erano in regola).

La vicenda dei sei ex militari ha avuto inizio nel mese di ottobre 2013, quando la loro nave, a corto di carburante, è dovuta entrare nelle acque territoriali dell’India per fare rifornimento.

Subito si è precipitata a bordo la guardia costiera indiana e da allora è cominciato per i sei ex parà un viaggio nel sistema giudiziario indiano che fa impallidire i tormenti dei nostri due Maro. I sei militari inglesi sono stati portati a terra, detenuti in un carcere di massima sicurezza a Madras e processati.

Sono rimasti in carcere 8 mesi. Le condizioni in carcere erano terribili: erano chiusi in una cella di cemento, senza letti, senza lenzuola, senza sedie, senza acqua pulita, con un buco nel pavimento come gabinetto. Ci sono rimasti fino a luglio 2014, quando un giudice dell’Alta Corte di Giustizia indiana li ha prosciolti, riconoscento che erano entrati nelle acque territoriali indiale per una emergenza e avevano subito dichirato di avere armi a bordo.
Non sono potuti tornare a casa, in Inghilterra, perché l’appello della polizia indiana li ha bloccati.

Yvonne MacHugh, la fidanzata di uno dei sei militari inglesi, Billy Irving, ha sollevato in caso scrivendo al Primo Ministro e perché si dia da fare e soprattutto a me portato il caso sui giornali. Racconta al Daily Mail:

“Billy si è ammalato di dissenteria e ho perso 15 chili. Quando sono riuscita a incontrarlo nel gennaio 20 14 era un altro uomo da quello che ricordavo: avevo una lunga barba incolta, capelli incolti e mezzo affamato”.

I sei militari vivono ora di elemosina perché la società di security che gli aveva ingaggiati non li paga più del giorno dell’arresto. Vivono in una pensione e maledicono il governo inglese accusandolo di averli abbandonati.

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