Strage a Marrakesh: “Attentato islamico per ottenere vere riforme”

PARIGI – Temono uno stop alle riforme e un giro di vite contro il movimento di contestazione in Marocco due arabisti a Parigi, Emile Bitar e Dominique Moisi, dopo l’attentato di oggi in un caffè di Marrakesh.

Moisi punta il dito contro gli estremisti islamici che, spiazzati dalle rivolte nel mondo arabo, avrebbero colpito un luogo simbolico per vogliono tornare a farsi sentire.

Secondo Moisi, consigliere dell’Ifri, l’Istituto francese di relazioni internazionali, ora in Marocco ”qualcuno userà questo episodio per bloccare le riforme” annunciate a marzo. ”Ma non credo che il re bloccherà tutto, perché lui ha promesso aperture politiche, mentre qui parliamo soprattutto di questioni legate alla sicurezza”, assicura all’ANSA.

L’attentato ha una chiara matrice islamica, sottolinea l’arabista: ”I terroristi hanno voluto soprattutto lanciare il seguente messaggio: ‘dopo le rivoluzioni degli ultimi mesi nel mondo arabo ci avete dimenticato. Avevate torto. Perché siamo ancora qui”’. In particolare, con questo nuovo gesto, i ”fondamentalisti islamici sono voluti tornare ad esistere, dopo che per settimane la loro presenza era passata in secondo piano a causa delle contestazioni popolari” che hanno scosso la sponda sud del Mediterraneo.

”I terroristi sono rimasti spiazzati dai movimenti di protesta in Paesi come la Tunisia e l’Egitto. Ora sono venuti a ricordare al mondo della loro esistenza in uno dei luoghi simbolo del Marocco, colpendo uno dei settori più delicati del Paese, quello del turismo”.

Karim Emile Bitar, esperto dell’Iris, l’istituto francese per le Relazioni internazionali e strategiche, ritiene che l’attentato a Marrakesh ”produce esattamente l’effetto che si erano proposti i terroristi: infliggere un duro colpo psicologico, che rischia di bloccare i turisti e rovinare l’immagine del Paese”.

”Quello di oggi è un atto terroristico tipicamente simbolico”, sottolinea ancora Bitar, secondo cui ”il terrorismo è più potente quando colpisce luoghi simbolo come la piazza Jamaa el-Fna, la vetrina del Marocco, praticamente un passaggio obbligato per qualsiasi turista”. Per l’esperto, ”ora bisogna vedere chi sono gli autori di questo attentato. Se si tratta di gruppi isolati o di una più grande organizzazione terroristica internazionale”. ”In quest’ultimo caso – ha continuato – sarebbe più preoccupante per il paese”.

Inoltre, per Bitar, ”adesso la grande incognita è vedere se le autorità approfitteranno della situazione per imporre un giro di vite in materia di sicurezza e libertà pubbliche. In particolare, rispetto ai movimenti di contestazione del regime marocchino, che pur non essendo comparabili a quelli di Tunisia ed Egitto, stanno comunque muovendosi”.

Lo scorso marzo, il re del Marocco, Mohammed VI, ha annunciato una riforma costituzionale globale che prevede in particolare l’ampliamento delle libertà individuali e collettive.

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