Marò. Battello di pirati in zona, spararono loro ai pescatori indiani?

Pubblicato il 20 Febbraio 2012 - 09:25 OLTRE 6 MESI FA

La petroliera Enrica Lexie al largo del porto di Kochi (foto LaPresse)

ROMA – Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, i due marò italiani, rischiano grosso, perfino la pena di morte. La situazione non è affatto “tranquillizzante” ha ribadito il nostro ministro della Giustizia, Severino. Sulla dinamica dell’incidente ci sono tre grossi punti interrogativi, orario, posizione della nave, identità del natante che ha attaccato la petroliera italiana. Ma soprattutto non si capisce perché la Enrica Lexie abbia attraccato al porto di Kochi, abbandonando le acque internazionali e consegnandosi alla giustizia indiana. Non lo avesse fatto tutto il fascicolo dell’uccisione dei due pescatori indiani della St. Antony sarebbe stato affidato alla giustizia italiana. Sul Corriere della Sera viene adombrata l’ipotesi che l’ordine sia partito dall’armatore.

Quando è scattato l’allarme, alle 11 e 30 di mercoledì 15 febbraio, la Lexie, secondo la versione italiana e confermata anche dal satellite, si trovava a “33 miglia dalla costa sudovest dell’India”. Acque internazionali, quindi, ma le autorità locali contestano la circostanza, sostengono che le miglia di distanza fossero 22. Le incongruenze su orari, posizione e presenza di un altra imbarcazione, fanno presumere che forse il peschereccio indiano sia stato colpito da pirati autentici, messisi poi in fuga e scomparsi dal luogo del delitto. La polizia indiana data l’orario della sparatoria due ore più tardi: insieme con la circostanza dell’accertamento di un altro attacco di pirati in un tratto di mare poco distante, si affaccia l’ipotesi di un doppio conflitto a fuoco.

Nel primo i marò italiani avrebbero effettivamente sparato all’imbarcazione di pirati (che navigava in rotta di collisione facendo scattare l’allarme), nel secondo il peschereccio sarebbe stato colpito proprio dai pirati in fuga. A suffragio della tesi anche altre incongruenze sugli spari effettuati dalla Lexie e i fori rinvenuti sul St. Antony: i marò avrebbero sparato attenendosi alle regole di ingaggio che in questi casi prevedono colpi di avvertimento in aria prima e in acqua dopo. Il peschereccio colpito ripetutamente e l’uccisione dei due pescatori farebbe immaginare uno scenario in cui i due marò abbiano sparato sempre ad altezza uomo. Il rifiuto attuale delle autorità indiane di effettuare l’autopsia e confrontare i proiettili non aiuta a risolvere il punto.

Un caso internazionale: in realtà i soggetti coinvolti sono tre, considerando che il Kerala è uno degli stati che compongono la federazione indiana. Significa un’altra diplomazia, un altro approccio istituzionale, una più forte volontà di farla comunque pagare a qualcuno. I due marò sono a disposizione dalle autorità locali: non si può parlare di arresto, non sono in carcere, diciamo che la loro posizione è quella associabile a un fermo di polizia. Che però è stato allungato indefinitivamente fino a quando non vedranno un giudice del tribunale di Kollam.