Medio Oriente, Flottiglia 2: "Pressioni di Israele sulla Grecia"

ROMA – ''Nel momento in cui riusciremo a salpare, abbiamo già vinto''. Le dieci navi della Freedom Flotilla 2 sono pronte ma tra sabotaggi e nodi burocratici, il giorno 'X' per il via alla spedizione diretta a Gaza subisce continui slittamenti. Così, mentre la nave italiana 'Stefano Chiarini' è ormeggiata a Corfù senza problemi, il destino di altre tre imbarcazioni – una greco-svedese, una irlandese e una americana – è ancora in bilico. La partenza della flottiglia, spiegano i coordinatori, è per ora impedita dalle ''enormi pressioni'' esercitate da Israele sul governo greco in un momento cruciale per l'esecutivo di Atene.

''E' in corso un vero braccio di ferro. In una situazione di indubbia debolezza, la Grecia sta subendo pressioni economiche e politiche che stanno avendo i loro effetti'', è stata la denuncia del vignettista Vauro Senesi, 'volto noto' dell'equipaggio della 'Stefano Chiarini' che oggi è intervenuto da Corfù ad una conferenza stampa tenuta a Roma dal comitato italiano della flottiglia.

Secondo Vauro, ''la risposta più giusta alla propaganda israeliana è quella della totale trasparenza sul carico e sui partecipanti''. A cominciare dal cargo americano 'The Audacity of Hope', che ospita diversi esponenti di comunità ebraiche d'Oltreoceano, ed è bloccato al Pireo dalla polizia portuale in seguito alle ''denunce di sedicenti associazioni'' per le quali la nave ospiterebbe ''attivisti violenti e sostanze chimiche pericolose''.

Più serena la situazione della 'Stefano Chiarini'. Le formalità burocratiche ''sono state completate, c'è l'ok per l'assicurazione e ieri è stata issata la bandiera dell'imbarcazione'', ha annunciato Mila Pernice, una dei membri del coordinamento italiano, precisando che la barca ''è in attesa dell'ispezione'', che però sembra ''imminente''.

La nave ospiterà dodici attivisti e giornalsti di nazionalità italiana oltre a decine di svizzeri, malesi, olandesi e tedeschi. E sempre oggi, in un incontro per fare il punto della situazione all'Unità di crisi della Farnesina, secondo quanto riferito dagli attivisti, il ministero ha ribadito la sua ''contrarietà all'opportunità della missione'' escludendo un ''intervento preventivo'' nei riguardi di Israele.

Intanto il premier israeliano Benyamin Netanyahu ha pubblicamente ringraziato governi amici per aver preso posizione contro la flottiglia di attivisti filopalestinesi. Mentre il ministro degli Esteri Avigdor Lieberman ha esortato i militanti a ''non creare ulteriori frizioni in una regione come il medio Oriente già segnata da problemi''.

Da Roma ''non vogliamo un appoggio politico ma solo protezione e garanzia che il diritto internazionale sia rispettato'', è l'appello lanciato dai coordinatori che nei giorni scorsi avevano scritto anche al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta, ricevendo però come risposta l'invito ''a non andare a Gaza''.

Intanto, in attesa di sciogliere gli ormeggi, i circa 500 attivisti filo-palestinesi proseguono nei corsi di addestramento alla resistenza non violenta mentre si tenta di riparare in fretta le due navi ''sabotate da professionisti visto che i danni non erano evidenti e sarebbero emersi solo una volta che le barche erano a largo'', come osservato da Germano Monti, del comitato italiano.

Il rischio, ora, è che Atene classifichi la spedizione come ''questione di sicurezza nazionale per Israele'', avvertono i coordinatori. Da qui l'invito ''a mobilitarsi, in tutte le capitali europee'' per chiedere di lasciar partire gli attivisti. Il cui morale – assicurano -''resta alto e non ci sono state ancora defezioni''.

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