Medioriente in fiamme. Due date sono già (tristemente) nella storia: 7 ottobre 2023 e la notte del 13-14 aprile 2024. Due date da ricordare, date indelebili. Come l’11 settembre 2001, il giorno dei quattro attacchi aerei suicidi compiuti da 19 terroristi, legati ad al Qaida, a New York (torri gemelle del World Trade Center di Manhattan; 2.997 morti, 6.400 feriti) e a Washington (Pentagono ). Un evento che ha segnato l’inizio di una rivoluzione geopolitica. Un evento traumatico per gli Stati Uniti: fine anche del mito della invulnerabilità che resisteva da quasi due secoli.
Analogamente, seppur con cifre e scenari diversi, è quanto accaduto in Israele: stesso trauma collettivo, stesse emozioni violente, stese paure. Ma se del 7 ottobre si sa ormai tutto (o quasi) – i terroristi di Hamas, oltre mille morti, 250 ostaggi portati nella Striscia di Gaza, la crisi umanitaria, le polemiche, il coinvolgimento di Houthi, Hezbollah, Fossa dei leoni (in Cisgiordania) e Amal (Libano), eccetera – c’è viceversa molto da capire e decifrare sul Rai iraniano. Detto ciò vanno valutati alcuni punti.
1) RISCHIO ESCALATION – Tel Aviv tira dritto. Pressoché scontati i raid contro l’Iran . È la risposta “inevitabile”a Teheran per aver scatenato l’inferno di sabato notte. Gli USA hanno preso le distanze. Nel mirino di Israele c’è di tutto, dal web alle centrali nucleari. Rinviata l’invasione di Rafah.
2) COALIZIONE ANTI TEHERAN – La guerra di Gaza è già un conflitto regionale. Lo dimostra la coalizione che ha difeso Israele dall’attacco iraniano. Si sono schierati con Tel Aviv gli Stati Uniti, la Gran Bretagna, la Francia e anche la Giordania. Ma tira aria di un coinvolgimento di alcuni Paesi del Golfo.
3) L’IRAN CONSIDERA LA QUESTIONE GIÀ CHIUSA – Teheran frena ma in caso di un attacco israeliano ha già pronta la risposta. L’Iran in ogni caso ha alzato le misure di difesa. E insiste: ”L’Iran non ha avuto altra scelta che esercitare il proprio diritto all’autodifesa”. Come ha detto Saed Iravani al consiglio dell’Onu. Ha aggiunto: ”L’Iran ha preso di mira esclusivamente le basi militari iraniane e attualmente non è in programma alcuna azione militare. Ma se il regime sionista continuerà le sue azioni malvagie contro l’Iran, riceverà una risposta dieci volte più pesante”.
4) GLI ARSENALI IN DIFFICOLTÀ – Sia quello iraniano che israeliano “i magazzini di armi” si stanno svuotando. In una notte Tel Aviv ha speso 1,3 miliardi per garantire una difesa quasi impenetrabile affidata alla cosiddetta “cupola di ferro”. Il raid è stato terrificante, altro che una missione solo dimostrativa come hanno detto alcuni osservatori nei salotti dei talk show. No, è stata una notte d’inferno, una pioggia di missili e droni durata 5 ore. L’Iran ha mandato 170 droni, 30 missili da crociera, 120 missili balistici sparati oltre l’atmosfera. “Magro” il bilancio: si parla di 30 feriti tra cui una bambina di 10 anni colpita da alcune schegge di un drone abbattuto. Per questo Netanyau ha parlato di una “vittoria totale”. Ma anche di una “lezione” con una tecnologia superiore.
5) LO STRAPPO DI BIBI – Netanyau è inquieto, le piazze ribollono contro di lui. Si teme una sua follia, già non parla con gli omologhi che predicano pazienza. Preoccupa sopratutto il suo piano che vede alcuni punti tremendi in testa ai quali c’è il bombardamento delle strutture in cui si arricchisce l’uranio e distruggere i laboratori in cui si progetta la bomba atomica iraniana.