Afghanistan: attacco all’Occidente. Attentati e morti mentre la Cina si mangia il paese

Militari in Afghanistan

Due francesi sono stati rapiti nella provincia afghana di Kapisa: sono un giornalista e un cameraman dell’emittente televisiva France3. Lo scrive il sito di France info, precisando che i due erano da qualche giorno impegnati nella realizzazione di un reportage sulla costruzione di una strada tra le valli di Surobi e Kapisa, da trasmettere in uno speciale alla fine di gennaio.

Il loro caporedattore li avrebbe contattati l’ultima volta martedì nel pomeriggio (ora locale) al telefono. Gli avevano comunicato che stavano per incontrare degli abitanti dei villaggi vicini. Le famiglie dei due, precisa ancora il sito di France Info, sono già state avvertite del rapimento, ma l’emittente televisiva ha comunque preferito non divulgare le loro generalità.

L’ultimo rapimento avviene a poche ore dalla morte di 4 soldati canadesi e di una giornalista connazionale del Calgary Herald, Michelle Lang. Rapimento rivendicato oggi dai Talebani: «Rivendichiamo questo attacco», ha detto Yusuf Ahmadi.

Soprattutto il rapimento di oggi avviene dopo il gravissimo colpo inferto a Khost dai talebani all’intelligence Usa: un kamikaze si è fatto esplodere all’ambasciata Usa uccidendo 8 agenti della Cia. Oggi arriva anche la notizia che tra questi agenti ci sarebbe anche il capo della base della Cia nella provincia di Khost, una donna. Lo riporta la Cbs citando una notizia dell’Ap.

Ex dipendenti Cia hanno indicato che la 007 uccisa era la madre di tre figli. Come capo della base, i suoi compiti includevano il coordinamento delle operazioni dell’agenzia e la raccolta dell’intelligence nella provincia, una roccaforte dei Talebani.

Mentre gli Stati Uniti combattono i Talebani in Afghanistan, la Cina fa affari. Estraendo rame in quantità.

A Kabul e nei dintorni gli americani sono armati fino ai denti, circolano carri armati, parlano prima le mitragliatrici che gli uomini. In una valle a 30 chilometri dalla capitale, invece, i cinesi stanno estraendo rame da uno dei depositi più ricchi della terra. Nei prossimi 25 anni, la seconda potenza mondiale, dopo l’America, punta ad estrarre 11 milioni di tonnellate di rame nel paese, una quantità pari ad un terzo di tutte le riserve della Cina.

Quindi, mentre gli Stati Uniti spendono centinaia di miliardi di dollari e combattono i Talebani e Al Qaeda, rendendo in pratica il paese più sicuro per il business cinese, la Cina si sta assicurando le materie prime per sostenere la sua economia che si avvicina sempre più pericolosamente al sorpasso dell’America.

Ma l’Afghanistan non è l’unico luogo dove gli Stati Uniti e la Cina si contrappongono nello scenario mondiale del dopo 11 settembre. La Cina sta investendo più degli Stati Uniti nell’estrarre petrolio in Iraq, più, cioè del paese che ha tributato migliaia di morti in due guerre in 10 anni. Ha importanti accordi con l’Iran per il gas naturale per non parlare del Pakistan e dei paesi africani. Ma proprio in Afghanistan gli interessi commerciali e diplomatici della Cina sono più evidenti.

La China Metallurgical Group (chiamata spesso M.C.C.) costruirà una centrale da 400 megawatt di potenza, scaverà una miniera di carbone e, se i termini del contratto verranno rispettati, i cinesi costruiranno anche scuole, strade, persino moschee per gli afghani.  Le promesse sono tante e magari non tutte verranno rispettate ma una cosa è certa, si stanno facendo benvolere dal governo afghano. Il tutto senza sparare un colpo.

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