YOUTUBE Messico, candidato ucciso durante un selfie con i sostenitori. E’ la 112a vittima della campagna elettorale

Messico, candidato ucciso durante un selfie con i sostenitori. E' la 112a vittima della campagna elettorale
Messico, candidato ucciso durante un selfie con i sostenitori. E’ la 112a vittima della campagna elettorale

CITTA’ DEL MESSICO – Ancora un candidato alle elezioni ucciso in Messico. Non si placa la violenza omicida nel Paese centroamericano, [App di Blitzquotidiano, gratis, clicca qui,- Ladyblitz clicca qui –Cronaca Oggi, App on Google Play] che il primo luglio vedrà scegliere il successore di Henrique Pena Nieto. 

Fernando Puròn Johnston, 43 anni, candidato del  Partido Revolucionario Institucional, è stato freddato mentre faceva selfie con i suoi sostenitori dopo il terzo e ultimo dibattito elettorale a Piedras Negras, nel Nord del Paese, al confine con il Texas. Puròn è morto sul colpo mentre era in posa per il selfie. Dell’assassinio, riferisce Daniele Mastrogiacomo su Repubblica, c’è anche un video che mostra la scena di panico.

Il leader politico è la centododicesima vittima in Messico dall’inizio della campagna elettorale, lo scorso settembre. Ignoti i motivi di questo ennesimo omicidio, anche se Puròn, già sindaco della cittadina dello Stato di Cohauila, aveva ricevuto in passato numerose minacce che lo costringevano a girare con dieci uomini di scorta.

In vantaggio nella corsa verso il primo luglio al momento c’è Andres Manuel Lopez Obrador, presidente del National Regeneration Movement. I suoi principali rivali sono Jose Antonio Meade del Partito Rivoluzionario Istituzionale al potere e Ricardo Anaya che rappresenta una coalizione di sinistra.

Come sottolinea l’Espresso, il primo luglio non sarà un’elezione come un’altra:

Il Messico ha bisogno di uscire dalla violenza. Dei cartelli della droga e degli squadroni paramilitari, che negli ultimi dieci anni hanno provocato 100 mila morti. Vittime civili, nella maggioranza. Uomini e donne che si sono trovati nel posto e nell’ora sbagliati, che non avevano nulla a che vedere con un commercio che fattura 300 miliardi di dollari l’anno per contrastare il quale se ne spende il doppio. Una guerra alla droga persa in partenza. Ma è una realtà con cui il più grande paese del Centroamerica deve fare i conti. C’è poi la piaga della corruzione, figlia endemica del narcotraffico, costume che si è radicato nel tessuto sociale e nelle amministrazioni dello Stato. Le bustarelle sono diventate uno strumento indispensabile per smaltire una pratica, per ottenere un beneficio, per rivendicare anche un diritto acquisito. L’impunità del 98 per cento degli omicidi che si commettono in Messico secondo tutti gli esperti è dovuta alla corruzione.

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