Michael Jackson morto per un cocktail di farmaci: lo rivelano gli esami tossicologici

A causare la morte di Michael Jackson è stato un cocktail di farmaci nel quale era compreso in forte concentrazione un anestetico, il propofol, somministrato per endovena. È il risultato delle analisi effettuate dall’Ufficio di Medicina Legale della contea di Los Angeles.

«Il medico legale ha esaminato i risultati degli esami tossicologici e ha stabilito che la causa della morte del cantante e’ da attribuire a una dose letale di propofol», si legge nel referto. Il documento chiarisce la causa della morte improvvisa del cantante, scomparso a 50 anni, e sembra poter confermare l’ipotesi secondo cui il decesso della popstar sarebbe da considerare un omicidio: ipotesi peraltro non confermata, ma nemmeno smentita, dagli inquirenti.

Tutti gli indizi portano dunque al medico personale di Jackson, il cardiologo Conrad Murray, ultimo a vedere Jacko in vita. Sotto interrogatorio lo specialista avrebbe raccontato di aver somministrato al re del pop una dose da 50 milligrammi di Diprivan, nome commerciale del propofol, per un periodo di sei settimane prima della sua scomparsa.

Il 22 giugno avrebbe poi dimezzato la dose per non creare assuefazione, abbinandola ad altri due sedativi, il lorazepam e il midazolam. Nonostante gli effetti calmanti del mix di farmaci, Jackson sarebbe rimasto sveglio per oltre 1.400 ore: il medico, assecondandolo, gli avrebbe allora somministrato altri 25 milligrammi di propofol. Pochi minuti dopo l’artista smise di respirare.

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