TRIPOLI – Terzo naufragio in quattro giorni per un barcone carico di persone migranti. Questa volta è toccato ad un gommone, e il bilancio parla di oltre un centinaio di “dispersi” che in queste condizioni vuol dire quasi sicuramente “annegati”. [App di Blitzquotidiano, gratis, clicca qui,- Ladyblitz clicca qui –Cronaca Oggi, App on Google Play] Il tutto nel nuovo quadro creato dalla chiusura dei porti italiani e dal più complessivo alzarsi dei ponti levatoi di tutta la “fortezza Europa” che i trafficanti di essere umani chiaramente cercano di anticipare lanciando barconi fatiscenti quasi a raffica.
Come già per il naufragio da 63 vittime segnalato domenica sera, anche stavolta è stato l’Unhcr (l’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati) a denunciare con un tweet che “ci sono 16 sopravvissuti di un’imbarcazione che portava 130 persone, delle quali 114 sono ancora disperse in mare”.
Fonti dell’Unhcr hanno precisato all’ANSA che si trattava di un gommone salpato due giorni fa da Gars Garabulli, a est di Tripoli, e poi “affondato”. Le scarne informazioni occultano l’incubo delle urla, dell’annaspare disperato, di corpi che vanno a fondo in un’allucinante situazione che si può immaginare anche per il naufragio del barcone con “oltre cento” persone di venerdì scorso, quello definibile “dei bambini”: ce ne sarebbero stati dieci a bordo, e di tre neonati sono stati pure ripescati i corpi. Domenica i sopravvissuti erano stati 41.
Sulla “rotta mediterranea centrale”, quella tra Italia e Libia, peraltro da anni la più micidiale al mondo, le cifre complessive delle vittime invecchiano ormai di ora in ora: l’Oim, l’Agenzia delle Nazioni Unite per la migrazione, dall’inizio dell’anno al 27 giugno scorso aveva contato la morte di 653 migranti su questo tratto del Mediterraneo che nel complesso, calcolando anche i settori ovest ed est, ha inghiottito nel 2018 quasi mille disperati.
L’ecatombe peraltro sta continuando da anni: 15 mila le vittime nel Mediterraneo tra il 2014 e il 2017 e quasi 38mila se si risale al 2000 sempre solo fino all’anno scorso (dati Oim). Una tragedia strutturale, ma che sta subendo un’accelerazione: “C’è un allarmante aumento delle morti al largo della costa della Libia. I trafficanti stanno sfruttando la disperata voglia dei migranti di partire prima che, da parte dell’Europa, ci siano ulteriori giri di vite sugli attraversamenti del Mediterraneo”, aveva avvertito domenica il capo della missione dell’Oim in Libia, Othman Belbeisi.