L’ex campione di pesi massimi Mike Tyson poco prima di salire sul ring “faceva ses*o con le groupie”. La sua energia rabbiosa era tale che “temeva di uccidere l’avversario”. Il pugile, secondo quanto riferisce il Sun, era così carico emotivamente che prima di un combattimento, spesso piangeva. A raccontarlo è Rudy Gonzalez, uno degli amici più cari di Tyson, che ne ricorda lo stato d’animo e il talento nel 35esimo anniversario quale più giovane campione della storia dei pesi massimi.
Le parole dell’ex guardia del corpo
Gonzalez, confidente, ex guardia del corpo e autista di Tyson, ha rivelato che il “lato oscuro” insieme al talento grezzo del newyorkese e all’allenamento d’élite della leggenda del pugilato Cus D’Amato, nella metà degli anni ’80 lo hanno reso inarrestabile. Gonzalez ha visto la rabbia, il dolore e il tormento psicologico interiore dell’allora ventenne pugile che ha eliminato Trevor Berbick nel secondo round e il 22 novembre 1986, fatto la storia nella lotta per il titolo.
Gonzalez ha dichiarato: “Uno dei più grandi segreti di Mike era che aveva bisogno di fare sesso nello spogliatoio. “Dovevo trovare una groupie, non importava chi fosse. Diceva: se non faccio sesso ora, ucciderò questo ragazzo, ovvero il suo avversario. Mike doveva scaricare l’enorme energia. Tenevo le ragazze nascoste nei bagni e negli spogliatoi. La sua più grande paura era che sul ring avrebbe ucciso qualcuno. Sapeva di poterlo fare. Ho ancora davanti agli occhi alcuni dei ragazzi con cui ha combattuto. Ero a bordo ring e vedevo questi uomini enormi che piangevano, le ossa che si rompevano o il loro sangue che volava ovunque”.
“Non è esagerato dire – continua – che Mike era come un treno che investiva questi ragazzi. Fare sesso era il suo modo per liberarsi di quella forza e rilassarsi un po’”.
Gonzalez, il cui libro sulle sue esperienze con Tyson – The Inner Ring – sta diventando un film di animazione, ha aggiunto:
“Una volta mi hanno chiesto perché Mike aveva bisogno di quattro guardie del corpo armate. Ho risposto: Non proteggiamo lui ma voi”.
Gonzalez è stato al fianco di Tyson dalla metà degli anni ’80, ha assistito alla sua ascesa tra le fila dei dilettanti, imbattuto in 27 combattimenti e con un record di 12-0 nel solo 1986.
Da teppista di strada a fenomeno della boxe
Il leggendario allenatore Cus D’Amato, che era diventato il tutore legale di Tyson dopo aver scontato la pena in un carcere minorile, ha trasformato da teppista che combatteva in strada in un raffinato e potente fenomeno della boxe. Racconta Gonzalez: “Cus era l’unico uomo di cui si fidava. Gli urlava contro, e Mike chinava rispettosamente la testa e diceva ‘sì signore, no signore’. E ha dato a Cus un motivo per svegliarsi ogni mattina. Mike gli ha fatto sentire come se sarebbe vissuto per mille anni”.
D’Amato morì un anno prima che il pugile battesse Berbick. Gonzalez ha ricordato: “Prima di un incontro Mike era solito scoppiare in lacrime. Aveva un problema di ansia, temeva di non sentirsi abbastanza bene o rovinare tutto”.
“Non ha mai superato la perdita di Cus. Aveva trovato una persona speciale, che credeva in lui e l’aveva salvato dall’inferno. Gonzalez ha visto Tyson crollare quando ha scoperto che la sua intera fortuna era andata persa. Poiché non sapeva leggere correttamente, aveva investito su società che non aveva mai posseduto”.
Aggiunge che il promotore di pugilato Don King, diventato manager di Tyson, “lo ha distrutto psicologicamente”. Per molti la presenza di King ha segnato l’inizio del suo declino personale, nonostante sul ring continuasse a vincere. L’ex guardia del corpo ha concluso: “La storia di Mike avrebbe avuto un finale diverso se Cus fosse vissuto più a lungo. Sua sorella Denise mi ha sempre fatto promettere di tenere Mike lontano da Don, definendolo un pagliaccio”.