Blitz in Medio Oriente, il “Guardian”: forse le navi dei pacifisti sono state sabotate da Israele

La Mavi Marmara

Delle unità segrete israeliane potrebbero aver sabotato due delle navi della flottiglia pacifista poi attaccata in acque internazionali, prima che queste arrivassero a Cipro.

Lo affermano gli stessi pacifisti, e un alto responsabile governativo israeliano, secondo il Guardian, ha lasciato intendere che questo sia accaduto davvero.

Matan Vilnai, vice ministro della Difesa israeliano, alla domanda di un giornalista della radio israeliana che gli chiedeva se ci poteva essere un’alternativa meno cruenta rispetto all’assalto delle navi, ha spiegato che “tutte le possibilità sono state considerate. La realtà è che c’erano meno delle dieci navi di quelle che inizialmente dovevano prendere parte alla flottiglia”.

Due delle unità, la Challenger I e la Challenger II, ricorda il Guardian, hanno mostrato lo stesso problema nello stesso momento: la sera di venerdì 28 maggio il timone di entrambe non funzionava più, nel tragitto tra Iraklion a Creta e Cipro.

Secondo Greta Berlin, portavoce dell’organizzazione Free Gaza, la Challenger II ha anche iniziato a imbarcare acqua dopo che una pompa ha smesso di funzionare e un’ispezione ha rivelato “guasti molto sospetti”.

Una fonte della Difesa israeliana, che ha riferito davanti alla commissione Esteri e Difesa della Knesset sull’attacco in mare, ha anche parlato di “operazioni in grigio” contro la flottiglia, scrive ancora il quotidiano.

Le due unità hanno mandato quasi insieme segnali d’allarme ai porti ciprioti e Berlin ha detto che il capitano della Challenger I, Denis Healey, “aveva paura di non riuscire a portarla in porto. Avevano problemi meccanici il pomeriggio del 28 maggio nel momento in cui si dirigevano verso Cipro per far salire delle persone. Erano partiti da Creta e navigavano da 30 ore”.

Nel 1988 Flotilla 13, l’unità d’élite israeliana che ha fatto il blitz il 31 maggio, fece saltare (ma la responsabilità non è mai stata ufficialmente confermata) una nave chiamata al-Awda (Il Ritorno) che era stata affittata dall’Olp per essere usata a sostegno della causa dei rifugiati palestinesi. Affondò nel porto di Limassol a Cipro.

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