Mo. Gaza in fiamme, la tremenda impotenza delle diplomazie

Gaza sotto le bombe israeliane
Gaza sotto le bombe israeliane

USA, NEW YORK – Non è bastata l’intensa attivita’ diplomatica condotta dall’Egitto, dagli Usa e da numerosi altri altri Paesi: dopo una serie di false speranze che un cessate il fuoco tra Israele e Hamas fosse ormai a portata di mano, giovedi sera e’ arrivata la doccia fredda. L’esercito israeliano è tornato a invadere la Striscia di Gaza, e la comunita’ internazionale non puo’ far altro al momento che esprimere ancora una volta preoccupazione e provare a convocare per venerdi una riunione d’urgenza del Consiglio di sicurezza dell’Onu.

Ancora giovedi il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, aveva espresso la propria soddisfazione per la tregua umanitaria rispettata per poche ore Gaza, auspicando che questo potesse diventare la premessa di “uno stop alle ostilità” ancora “possibile” se tutte le parti avessero dimostrato “la volontà necessaria”.

Ma la speranza è durata poco. E allo stesso Ban non è rimasto in serata che fare una nuova dichiarazione in cui stavolta si “deplora l’attacco di terra”. Anche il presidente Barack Obama poche ore prima del via libera israeliano alle truppe di terra aveva affermato che gli Usa “continuano gli sforzi per metter fine alle violenze tra Israele e Hamas”. “Per questo siamo lavorando con i nostri partner nella regione per raggiungere un cessate il fuoco”, aveva aggiunto, pur ribadendo che “Israele ha il diritto di difendersi dagli attacchi con i razzi che terrorizzano la popolazione”. Ma tutti i tentativi sono evidentemente naufragati, almeno per ora.

Tentativi che hanno visto nel Cairo il crocevia della diplomazia internazionale per esercitare pressioni dirette o indirette su Hamas, attraverso mediazioni piu’ o meno esplicite da parte del Qatar, della Turchia e soprattutto dell’ Egitto, che in passato in diverse occasioni era riuscito a condurre in porto positivamente l’opera di mediazione. L’ultima volta era avvenuto nel 2012 dopo otto giorni di combattimenti. Ma stavolta, sotto una nuova leadership entrata in rotta di collisione con Hamas come con i Fratelli Musulmani, Il Cairo non è stato in grado di riprendere il bandolo della matassa. Nel 2012 al potere in Egitto c’era in effetti il leader dei Fratelli Musulmani Mohammed Morsi, che aveva un forte rapporto con Hamas e anche delle buone relazioni con l’allora segretario di Stato Hillary Clinton, impegnata a sua volta in quei giorni in una intensa spola diplomatica.

Appena tre giorni fa, la Clinton aveva parlato in un’intervista di quella trattativa, mostrandosi del resto pessimista su un bis con lo scenario odierno. “Negoziai il cessate il fuoco con Morsi – ha ricordato – e Morsi fu in grado di convincere i gruppi di Hamas a rispettarlo. Ora lui non c’e’ piu'”. Gli inviti alla moderazione non sembrano d’altronde aver fatto breccia neppure con il premier israeliano Benyamin Netanyahu, malgrado le telefonate dalla cancelliera Angela Merkel, del presidente francese Francois Hollande e anche del presidente russo Vladimir Putin.

Quando Hamas ha ignorato la tregua unilaterale rispettata per sei ore da Israele, e’ apparso evidente a tutti che la situazione avrebbe preso un piega ancora piu’ grave. Tanto più dopo la fallita incursione di un commando dalla Striscia verso il territorio israeliano attraverso un tunnel. E cosi’ Ban non ha potuto che esprimere “rammarico per il fatto che, nonostante le mie ripetute sollecitazioni e quelle di molti leader regionali e mondiali, un conflitto gia’ pericoloso si sia intensificato ancora di piu'”.

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