ROMA – Crescita economica dirompente che però non ha favorito giovani e poveri. Fondi destinati al Mondiale del 2014 sottratti a sanità e scuola. L’inflazione che sta drenando potere d’acquisto per larghe fasce di consumatori. Sono queste le tre spine che affliggono il Brasile del premier Dilma Rousseff. Una crisi e conseguenti proteste che fino a pochi giorni fa sembravano invisibili, ma che adesso sono esplose in modo prorompente: centinaia di migliaia di persone hanno invaso le maggiori piazze del paese, scontri con la polizia.
Un’ondata di proteste esplosa quando mezzo mondo è con gli occhi rivolti verso il Brasile, non solo quello calcistico (per la Confederations Cup), ma anche quello economico e della finanza guarda un paese in crescita bloccato improvvisamente.
E stavolta la crisi è seria: 200mila manifestanti in strada, la “presa” del Parlamento di Brasilia, dove centinaia di studenti hanno raggiunto il tetto dell’edificio e srotolato striscioni con la scritta “il Parlamento è nostro”.
L’aumento dei prezzi dei biglietto dei mezzi pubblici di 8 centesimi di euro, fatto per sfruttare la grande folla giunta in Brasile per la Confederations, e per quella ancora più corposa che arriverà al mondiale, ha scatenato proteste latenti. Una goccia che ha fatto traboccare il vaso di un paese rimasto forse troppo in silenzio negli ultimi anni.
E allora ecco che vengono fuori i malesseri, le già citate tre spine. La convinzioni, da parte dei giovani, che la vigorosa crescita economica del Brasile non abbia beneficiato tutti, i più poveri faticano a coglierne anche i più banali sollievi. In secondo luogo i fondi destinati alla Coppa del Mondo di calcio, in programma nel 2014, sono stati sottratti a due comparti critici, la sanità e l’educazione che avrebbero necessità di finanziamenti pubblici. Da qui il movimento “Copa pra quem?”, ovvero la Coppa per chi?
Infine l’inflazione sta drenando potere d’acquisto per larghe fasce di consumatori; un allarme lanciato da varie organizzazioni sociali, non raccolto dalla presidentessa Dilma Rousseff che, a dispetto dell’alto consenso registrato negli ultimi mesi, non ha mai avuto la capacità di dialogare con le masse.
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