Morto l’uomo più solo del mondo, da 26 anni si nascondeva nella giungla amazzonica, viveva in una buca

La storia che sta facendo il giro del web del web: è morto l’uomo più solo del mondo, da 26 anni si nascondeva nella giungla amazzonica. Viveva in una buca

di Enrico Pirondini
Pubblicato il 4 Settembre 2022 - 11:47 OLTRE 6 MESI FA
Brasile, morto l'Uomo della buca: viveva da 26 anni da solo nella foresta amazzonica

Brasile, morto l’Uomo della buca: viveva da 26 anni da solo nella foresta amazzonica

È morto “l’uomo più solo del mondo”. Da 26 anni si nascondeva nella giungla amazzonica. La sua storia sta facendo il giro del web. Tra stupore e incredulità.

Fioccano commenti di ogni genere. Alcune tv hanno scomodato il parallelo col soldato  giapponese che si era nascosto per trent’anni in una isola perché si rifiutava di credere che la guerra  fosse finita. Fu snidato e arrestato. Cose di quasi mezzo secolo fa (1974). Il parallelo ci sta ma qui la storia è diversa, se possibile ancor più incredibile.
Quasi inaccettabile sul piano dell’intelletto e del giudizio. Ma è tutto vero.

MORTO L’UNICO SUPERSTITE DI UNA TRIBÙ ESTINTA

Non è mai stato identificato. Si sapeva che c’era ma lui rifiutava ogni contatto. Se qualcuno ci provava, veniva dissuaso con trappole e frecce. Certo, il governo brasiliano restava sulle sue tracce per protegggerlo. Ha istituito allo scopo addirittura una organizzazione ufficiale – la Funai – che segue i popoli indigeni vigilando su di loro  per lo più nella giungla della Amazzonia, la più grande foresta pluviale del pianeta attraversata oltretutto da migliaia di fiumi.

Eppure giorni fa un funzionario del Funai ha trovato il suo corpo disteso su una amaca, fuori da una capanna, in stato di decomposizione. Attorno alla amaca c’erano piume dai colori vivaci. Probabilmente si era preparato la sua morte. Aveva circa 60 anni. Era l’unico superstite di una tribù massacrata negli anni ‘70. Eral’unico abitante della riserva Tanaru, stato della Rondonia che confina col Mato Grosso e la Bolivia.

ULTIMO AVVISTAMENTO NEL 2018

Non era facile scovarlo. Era noto come “l’uomo della buca” perché trascorreva gran parte della sua esistenza nascondendosi e riparandosi in fosse che scavava nel terreno. Aveva perso amici e familiari. “Nessuno  ha mai saputo il suo nome e nemmeno si sa che fine abbia fatto la sua tribù”, ha detto Fiona Watson, direttrice del dipartimento di ricerca di Survival Interrnational, il movimento mondiale per i diritti dei popoli indigeni. Era stato notato una prima volta negli anni ‘90. L’ultimo avvistamento? Quattro anni fa. Poi nulla. Sparito. Introvabile.

AREA RECINTATA PER PROTEGGERLO

Supponendo di aver individuato il suo spazio di azione, la Funai ha provveduto a recintarlo. Di più: nel 1987 era stata creata la riserva di Tanaru per evitare il genocidio del popolo indio da parte di allevatori di bestiame affamati di terra e di ricchezza. “The Guardian”, il quotidiano britannico con sede a Londra  (orientato su posizioni di centrosinistra) ha detto:”Non si fidava di nessuno, gli allevatori gli avevano sterminato la sua comunità somministrando loro del veleno per topi  e spacciato per zucchero “. Come dargli torto?