Se la musica è una tortura: rock in cuffia per fare parlare i detenuti

Ap photo/Lapresse

WASHINGTON – Pompata nelle orecchie dei detenuti, sparata in cuffia per ore, giorni, anche una settimana: di notte e di giorni, senza sosta, la musica diventa una tortura per fare parlare criminali e sospettati.

Gli Ac/Dc, Britney Spears, i Metallica, i Nazaret sono i più gettonati da Panama fino al Medioriente: a usarli sono i militari americani perché il rock e il pop a così alto volume porta i galeotti fino allo sfinimento, non li fa dormire, li costringe a confessare anche solo per evitare che lo strazio continui.

Quella della tortura da cuffia è già stata denunciata nel 2009, ma ultimamente è ritornato il dibattito in America: Zero dB [Musica contro la tortura] se n’è occupata, Steve Goodman ha scritto “Sonic Warfare” sugli effetti, Mathieu Copeland ha organizzato una mostra.

La strategia psicologica con qualcuno ha funzionato: il leader Manuel Noriega di Panama nel 1990 chiese pietà dopo 10 giorni di strazio alle orecchie.

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