
Ex guardiano di un campo di concentramento nazista estradato dagli Usa in Germania a 95 anni (Foto archivio Ansa)
Un ex guardiano di un campo di concentramento nazista durante la seconda guerra mondiale è stato espulso in Germania dopo aver vissuto nel Tennessee per oltre 60 anni.
Friedrich Karl Berger, cittadino tedesco di 95 anni, è stato estradato dopo che un giudice statunitense per l’immigrazione ha ritenuto che il suo “servizio volontario” come guardiano delle prigioni dei campi di concentramento “costituisse un contributo nella persecuzione nazista”.
Ex guardiano di un campo di concentramento nazista estradato: le accuse
Il Dipartimento di Giustizia ha confermato che Berger è stato espulso dagli Stati Uniti in base all’emendamento Holtzman, che proibisce a chiunque abbia partecipato alla persecuzione nazista di vivere negli Usa.
Durante il processo è stato stabilito che nel 1945 Berger aveva lavorato come guardiano armato nel campo satellite di Neuengamme vicino a Meppen, in Germania.
In quel campo la maggior parte dei prigionieri erano civili russi, olandesi e polacchi, con un piccolo gruppo di ebrei, danesi, lettoni, francesi, italiani e altri “oppositori politici” dei nazisti.
Berger ha inoltre ammesso di aver sorvegliato i prigionieri per impedirne la fuga e di non aver richiesto un trasferimento dal servizio di guardiano del campo. Dal governo tedesco Berger riceve ancora una pensione, anche per il “servizio svolto in tempo di guerra”.
La difesa dell’ex guardiano del campo di concentramento nazista
Durante il processo, nel 2020, il 95enne ha detto di essere stato al campo solo per un breve periodo di tempo e che non era armato.
“Avevo 19 anni. Mi è stato ordinato di andare nel campo. Dopo 75 anni è ridicolo. Non posso crederci. Non riesco a capire come possa accadere in un paese come questo. Mi state costringendo a lasciare la mia casa”, aveva detto Berger.
La replica del direttore ad interim dell’ICE Tae Johnson: “Ci impegniamo a garantire che gli Stati Uniti non diventino un rifugio sicuro per chi viola i diritti umani e i per criminali di guerra. Non smetteremo mai di perseguire coloro che perseguitano gli altri. Questo caso dimostra la dedizione costante sia dell’ICE che del Dipartimento di Giustizia nel perseguire la giustizia e dare la caccia, non importa il tempo, a coloro che hanno partecipato a una delle più grandi atrocità della storia”.