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Nigeria, Boko Haram rapisce 129 studentesse. 14 sono riuscite a liberarsi

di Alberto Francavilla |17 Aprile 2014 17:48

Miliziani di Boko Haram

MAIDUGURI, NIGERIA – I terroristi jihadisti di Boko Haram hanno rapito 129 studentesse a Chibok, nel Borno, nord-est della Nigeria.
Al momento solo 14 delle ragazze rapite sono riuscite a liberarsi da sole, eludendo la sorveglianza dei sequestratori. Lo ha riferito la direttrice della scuola in cui è avvenuto il sequestro, definendo “false” le dichiarazioni dell’esercito nigeriano secondo le quali oltre 100 ragazze erano state liberate.

Le studentesse sono state rapite mentre stavano sostenendo un esame annuale che dà accesso a un diploma comune a molti Paesi dell’Africa anglofona, il Waec (West African Examinations Council). Un testimone racconta di aver visto uomini armati arrivare a bordo di moto e camion. I rapitori avrebbero poi costretto le studentesse a salire a bordo degli autoveicoli, permettendo la fuga solo di alcune di loro.

Questa non è la prima volta che i miliziani di Boko Haram prendono di mira gli studenti. Da quando è iniziata la loro sanguinosa lotta per l’istituzione di uno stato islamico nel nord del paese, i terroristi hanno già attaccato decine di scuole. La stessa traduzione dalla lingua hausa del nome “Boko Haram”, ovvero “l’educazione occidentale è un peccato”, testimonia il rifiuto totale nei confronti di ogni tipo di concezione laica della scuola, che trascuri gli insegnamenti del Corano.

Da cinque anni la Nigeria è destabilizzata a causa dell’inasprimento dello scontro tra il gruppo jihadista nigeriano e le truppe governative. Il conflitto ha ragioni profonde, non solo sociali, ma anche religiose: il Nord musulmano, prevalentemente povero, si scontra con un Sud più ricco e di religione cristiana. Pur essendo il maggiore produttore di petrolio del continente, la Nigeria rimane al terzo posto nella classifica della povertà della Banca Mondiale.

Amnesty International ha denunciato l’aumento della violenza nel nord-est della Nigeria. Solo nei primi tre mesi del 2014 sono state uccise circa 1500 persone, più della metà civili. Come si legge nel sito dell’organizzazione non governativa:

“Siamo di fronte a un conflitto armato non internazionale in cui tutte le parti stanno violando il diritto internazionale umanitario. Sollecitiamo la comunità internazionale ad assicurare indagini rapide e indipendenti su quelle azioni che potrebbero costituire crimini di guerra e crimini contro l’umanità” – ha dichiarato Netsanet Belay, direttore per la ricerca e l’advocacy sull’Africa di Amnesty International.

 

 

 

 

 

 

 

 

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