Nozze gay, New York dice sì ed esplode la festa

NEW YORK – A detta del suo sindaco, Michael Bloomberg, in una sola notte New York è tornata ad essere un simbolo mondiale di eguaglianza e libertà. L’approvazione da parte del Senato statale del ‘Marriage Equality Act’, che riconosce nello Stato di New York il diritto al matrimonio per le coppie omosessuali, e’ stata giudicata ”storica” non solo dal movimento gay americano e mondiale, ma da tutta la comunita’ politica Usa.

Per quanto gli effetti della legge siano limitati all’interno dei confini statali, l’eco del voto di New York e il suo significato culturale sono infatti andati ben al di là dei confini dello Stato: si sono riverberati nel mondo su tutte le manifestazioni organizzate nel fine settimana nell’ ambito del Gay Pride 2011, comprese quelle italiane di Milano e Napoli.

Mentre per le strade del West Village al momento del sì al Marriage Act è spontaneamente esplosa la festa, il sindaco di New York, Michael Bloomberg, è stato il primo a commentare in modo entusiastico il via libera alla legge, fortemente voluta dal governatore Andrew Cuomo: ”Un trionfo storico per eguaglianza e libertà – ha detto -. New York è sempre stata leader nei movimenti che si battono per ampliare libertà ed eguaglianza alle persone a cui è stata negata piena cittadinanza nella famiglia americana. Nell’accogliere tutte le persone, non importa da dove provengano, quale fede o filosofia professino, o chi amino, New York è diventata la più forte e dinamica città del mondo. E oggi siamo ancora più forti di quanto non lo fossimo ieri”.

Cuomo ha già firmato la legge approvata dal Senato e da oggi devono passare 30 giorni prima che entri in vigore: ciò significa che nella Grande Mela le coppie gay potranno pronunciare i primi ‘sì’ a partire dalla fine di luglio.

Il voto del Parlamento di Albany (capitale dello Stato di New York) comunque è storico per tanti motivi. Perché è passato in un Senato a maggioranza repubblicana (33 sì, 29 no); perché New York, a differenza degli altri cinque Stati Usa che già riconoscono le nozze gay, ha una forza simbolica unica; perché rappresenta una ‘rottura’ con uno dei principi più strenuamente difesi dalla Chiesa cattolica.

Non a caso anche l’arcivescovo di New York, Timothy Dolan, dicendosi ”profondamente preoccupato”, ha riconosciuto l’importanza ”storica” della decisione: ”Il via libera da parte del Parlamento ad una legge che altera radicalmente e per sempre la storica comprensione dell’umanità del matrimonio ci lascia profondamente dispiaciuti e preoccupati”, ha confessato.

Dolan, presidente della Conferenza Episcopale Usa, nei giorni scorsi era intervenuto sull’Osservatore Romano ricordando che per la Chiesa il matrimonio fondato sull’unione tra un uomo e una donna è ”una verità  innegabile”, ”una pietra angolare” della civilta’ e della cultura. Ora, secondo lui, la legge dello Stato di New York ”altera radicalmente e per sempre” la storia.

Il dibattito tra Stato e Chiesa e’ evidentemente destinato a continuare. Nel frattempo, New York si prepara ad accogliere domani sulla Quinta Strada una Gay Pride Parade che si annuncia storica. Come peraltro sono diventate a loro modo storiche, alla luce di quella frontiera che è New York, le parate di San Francisco, Los Angeles, Chicago, Napoli, Milano, Atene, Parigi, Berlino. Anche a San Pietroburgo hanno cercato di sfilare, ma la polizia, come d’abitudine da quelle parti, e’ intervenuta per disperdere la manifestazione, fermando 14 attivisti.

(Foto AP/LaPresse)

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