Russia, crolla l’armatura del reattore nucleare di Pietroburgo

Il reattore di Pietroburgo

MOSCA, 22 LUG – Partono male i lavori per la costruzione della nuova centrale nucleare di Leningradskaia, a sud di San Pietroburgo, dove una raffica di vento ha fatto crollare l’armatura metallica in costruzione intorno al primo reattore.

Un brutto colpo di immagine per un Paese che continua a promuovere il nucleare anche all’estero assicurando di avere i massimi standard di sicurezza.

A denunciare l’incidente, con tanto di foto, è stata ‘Novaia Gazeta’, il giornale di opposizione per cui lavorava Anna Politkovskaia.

L’armatura, destinata a essere ricoperta di cemento armato per proteggere il corpo del reattore, ha ceduto durante un temporale e solo una coincidenza ha evitato vittime: gli operai, a quell’ora, erano in pausa pranzo. Da un primo accertamento, sarebbe emerso che l’enorme rete metallica è stata costruita con errori e violazioni da parte di operai probabilmente poco qualificati: all’altezza di 22 metri, aveva già una inclinazione di 60 centimetri.

Ora Rosatom, la società pubblica per l’energia nucleare, ha avviato una ispezione per verificare se il crollo ha creato danni al corpo del reattore. Ma l’episodio solleva interrogativi sulle condizioni del cantiere, sulla professionalità degli operai, sulla sicurezza della futura centrale nucleare, sullo sfondo di una corruzione e di un malgoverno che si annidano anche dentro Rosatom, l’agenzia federale per l’energia atomica.

E’ dei giorni scorsi la notizia dell’arresto di un ex vicedirettore di Rosatom, Ievgheni Evstratov, accusato di essersi appropriato di 1,23 milioni di euro. Il dirigente, incaricato sino allo scorso aprile della sicurezza nucleare, è sospettato di essersi intascato i fondi destinati ai lavori di ricerca: il suo dipartimento, anziché fare indagini scientifiche, le scaricava da internet e le presentava come proprie per giustificare l’assegnazione dei soldi.

L’ultimo incidente sembra un campanello d’allarme per il futuro del nucleare russo, ma anche per il suo ”passato”. Entro il 2025 la Russia vuole realizzare 26 nuovi reattori nucleari, di cui 9 già in costruzione, compresa una centrale galleggiante, aumentando la produzione di energia elettrica dal 16% al 25%.

Ma nel frattempo le sue dieci centrali atomiche, di cui sette vicine al confine con Ucraina, Bielorussia e Paesi baltici, continuano a funzionare con una trentina di reattori in gran parte dell’epoca sovietica, il piu’ vecchio dei quali risale al 1971. Con il ”rischio di nuove Cernobyl”, sostiene da tempo lo scienziato Alexei Iablokov, tra i più autorevoli ecologisti russi.

Il leader del Cremlino Dmitri Medvedev si è detto a favore della costruzione di ”nuovi reattori con il massimo livello di sicurezza piuttosto che estendere l’attività di quelli esistenti” e ha proposto norme internazionali che proibiscano la costruzione di centrali atomiche in zone a rischio sismico. Ma il crollo dell’armatura metallica nella nuova centrale di San Pietroburgo esula da ogni previsione..

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