Israele vuole bandire la parola Nazi usata per denigrare gli avversari. Dal Nyt

Israele vuole bandire la parola Nazi usata per denigrare gli avversari
Israele vuole bandire la parola Nazi usata per denigrare gli avversari. 

ROMA – Israele vuol mettere al bando la parola Nazi usata per denigrare gli avversari. E’ diventato una pericolosa tendenza in Israele qualificare l’avversario politico, il candidato inviso o le posizioni detestate con epiteti che attengono al nazismo, il massimo dell’insulto: al punto che il Parlamento ha approvato in via preliminare un provvedimento che renda perseguibile chi ne fa uso. Per dire (se i fautori della libertà di parola non avranno la meglio) chi osasse ancora definire “nazista” il rabbino Dov Lipman (fra i maggiori sponsor della legge restrittiva) – o chi postasse di nuovo l’immagine infamante del ministro delle Finanze nei panni di un ufficiale SS su Facebook, chi sfilasse un’altra volta con la stella gialla come i manifestanti ortodossi contro il supplemento di leva obbligatoria (nel senso di dire siamo come gli ebrei perseguitati dai nazisti), o ancora chi accostasse il nome di Hitler ai ministri per denunciare il trattamento riservato ai migranti africani – verrebbe sanzionato con una multa da  29 mila dollari se va bene, con 6 mesi di galera se va male.

Il principio che guida i sostenitori di una legge evidentemente liberticida è elementare: esistono parole ed epiteti nella lingua ebraica che consentono di non ricorrere a termini tabù in Israele. I contrari (il New York Times ne conta anche tra chi ha esperienza diretta dell’Olocausto) ammettono che esiste il problema (specie tra i giovani) ma proprio per questo è necessario affrontare un dibattito culturale senza la scorciatoia di una misura che lede la libertà di espressione, senza esagerazioni criminogene impossibili da sanzionare realisticamente. Non è così che si combatte, per fare un nome importante, un Fidel Castro che ebbe l’impudenza di sostenere che “la bandiera di Israele è la stessa di quella dei nazisti”.

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