ROMA – L’ex talpa della Cia al Cremlino, fatta scappare negli Usa nel 2017 per motivi di sicurezza, potrebbe essere Oleg Smolenkov e forse, sostiene l’attivista russo Ilya Shumanov, è stato una fonte del dossier di Christopher Steele riguardante i legami di Donald Trump con la Russia.
In Russia, Oleg Smolenkov era considerato una risorsa della Cia e nel 2017 è stato fatto uscire dal Paese per motivi di sicurezza, ha vissuto fuori Washington DC per un anno prima di essere scoperto. Sembra che fosse così vicino a Vladimir Putin da poter fotografare i documenti top secret sulla scrivania del presidente e fornire informazioni chiave sui tentativi della Russia di interferire nelle elezioni presidenziali del 2016.
Il ministro degli esteri del Cremlino ha negato l’esistenza di una talpa e ha affermato che non c’erano ingerenze elettorali. Ilya Shumanov, vicedirettore generale di Transparency International in Russia, ritiene che Smolenkov avrebbe potuto essere una delle fonti del dossier di Christopher Steele, ex agente dell’MI6, in cui rivolgeva accuse pesanti, negate da Trump, su presunti incontri del presidente con delle prostituite in un hotel di Mosca, a cui aveva chiesto di compiere “atti sessuali degradanti” tra cui la “pioggia dorata”, filmati dalla polizia segreta del Cremlino.
Il dossier, ancora oggetto di una causa civile, era stato considerato dai detrattori di Trump come prova che Putin aveva interferito nelle elezioni. Smolenkov era un collaboratore del consigliere di Putin per la politica estera Iuri Ushakov dai tempi in cui questi era ambasciatore della Russia negli Stati Uniti. Christopher Steele aveva ricevuto le informazioni nel 2016 da “un alto funzionario dell’Amministrazione presidenziale della Federazione Russa”.
Non c’è dubbio che Smolenkov fosse una figura chiave del Cremlino; era noto per avere un quaderno con la scritta in rilievo “Amministrazione del Presidente della Federazione Russa”. Il giornale moscovita Vedomosti ha riferito che “aveva accesso a informazioni abbastanza sensibili” e ciò includeva “informazioni sui servizi di intelligence”. Secondo quanto riferito, aveva il potenziale per infliggere alla Russia “danni piuttosto significativi”.
Un ex collega ha riferito: “Ricordo che in una conversazione Oleg Borisovich (Smolenkov) una volta si è lamentato di non avere prospettive”, considerava bassa la sua remunerazione. Non è chiaro quando abbia avuto luogo la presunta assunzione e non è noto se il denaro sia stato un fattore per convincerlo a diventare un “doppio agente”.
Fonte: Daily Mail