Sarà l’Oms a decidere se distruggere ultimi campioni vaiolo, decisione ardua

Una vittima del vaiolo
Una vittima del vaiolo

SVIZZERA, GINEVRA – E’ un dilemma dalla risposta difficile quello cui si troverà a dover votare venerdi a Ginevra l’Assemblea generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), e cioè se distruggere o meno gli ultimi campioni del virus variola, causa del vaiolo, custoditi in due laboratori, uno in Russia e l’altro negli Stati Uniti. Un interrogativo su cui i ministri della Salute di tutto il mondo si sono già confrontati sei volte, non riuscendo però a prendere una decisione, che probabilmente probabile arrivi venerdi.domani.

Il vaiolo è l’unica malattia eradicata globalmente dall’Oms grazie al vaccino, dal 1980, ed ha mietuto milioni di vittime, più di un miliardo in 13 secoli. In base ad un accordo firmato nel 1983, le ultime scorte dei ceppi del virus variola maior sono custodite in due laboratori approvati dall’Oms in Usa e Russia, che hanno sviluppato nuovi vaccini e due nuovi farmaci antivirali, non approvati però dalle autorità regolatorie e quindi non utilizzabili in un’eventuale nuova epidemia. I vaccini originali usati contro il vaiolo negli anni ’60-’70 sono rimasti in scorte limitate e causano un numero eccessivo di effetti avversi.

Il mondo della scienza è però diviso. Se c’è chi, come Gareth Williams, professore di medicina all’università di Bristol, e Donald Henderson, epidemiologo che ha guidato la campagna Oms contro il vaiolo negli anni ’60, dice che è tempo di distruggere il virus, c’è invece un gruppo internazionale di microbiologi, che in un recente articolo pubblicato sulla rivista ‘Plos Pathogens’ e guidato da Inger Damon, dei Centers for Disease Control and Prevention degli Stati Uniti, sostiene il contrario.

”Nonostante i progressi compiuti – commenta Damon – c’è ancora molto da fare prima che la comunità internazionale possa essere sicura di avere la protezione sufficiente contro il vaiolo. Alcuni temi chiave, come l’approvazione di nuovi farmaci antivirali e vaccini efficaci contro il virus variola, non sono stati completamente sviluppati”. Senza contare i timori di trovarsi senza protezione nel caso di un attacco di bioterrorismo, e le recenti tensioni tra Usa e Russia, a causa dell’Ucraina, che non hanno contribuito a rinsaldare la fiducia tra i due Paesi. Insomma, ”è una scelta difficile”, ammette Gianni Rezza, infettivologo dell’Istituto superiore di sanità. ”Se la decisione più logica è quella di eliminare gli ultimi ceppi – rileva – visto che l’uomo è l’unico portatore del virus, ci sono anche dubbi e considerazioni politiche da fare. I due Paesi che detengono le scorte si fidano l’uno dell’altro? Si è sicuri che non ci siano altri campioni da qualche altra parte?”.

Inoltre, nella remotissima possibilita che vi sia una ripresa del vaiolo, magari per un attacco di bioterrorismo, ”ci vorrebbero almeno 1-2 mesi per isolare il virus e fare il nuovo vaccino – aggiunge Giampiero Carosi, professore emerito di malattie infettive dell’università di Brescia – e considerando quanto velocemente si diffonde il virus, sarebbe pericoloso. Molti poi ricorderanno il caso del batterio del carbonchio, trafugato da un laboratorio appunto per fini di terrorismo”. Per Geoffrey Smith, coordinatore del comitato Oms di ricerca sul vaiolo, ”è improbabile che tutte le nazioni si accordino sulla distruzione del virus, ma penso che la maggior parte lo farà”.

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